Un libro di cartone

Vorrei proseguire qui una riflessione iniziata nell’articolo Libro-Fuoco.

Illustrazione di Jessie Willcox Smith
Illustrazione di Jessie Willcox Smith

Quando si è piccoli ci sono i libri cartonati. Nella maggior parte dei casi di questi libri si valuta prima l’aspetto ludico, poi quello estetico e infine quello semantico.
Siamo abituati a pensare ad un cartonato più come ad un giocattolo che come ad un libro. La sintesi di questo fraintendimento è condensata, a mio avviso, nel libro tattile, sonoro e con alette, sia esso di stoffa o di plastica.
Che un libro per bambini molto piccoli sia considerato un giocattolo lo si può evincere anche dalla qualità delle illustrazioni e dei testi, spesso ridotti a due o tre parole, quando non sono addirittura assenti.
Non stiamo parlando di libri “senza parole” nei quali invece le illustrazioni sono studiate nei minimi dettagli per raccontarci una storia, ma di libri “senza testo” o peggio, “senza significato”.

Prima dei quindici mesi è raro vedere un bambino sfogliare con cura un libro, non per mancanza di sensibilità, (anzi! L’approccio al libro in un lattante è per lo più molto intenso), ma per via dell’imperfetta coordinazione braccio-polso-mano che rende il bambino piuttosto maldestro quando si tratta di voltare le pagine.
Per questo il mercato editoriale, tra il 1970 e il 1980, ha messo a punto il libro cartonato, ma questa operazione non ha quasi mai portato alla produzione di libri di qualità.
In primo luogo questo è dipeso dalla concezione che si ha del bambino piccolo come lettore.

Può un bambino di pochi mesi capire un libro?

Illustrazione di Patricia Metola
Illustrazione di Patricia Metola

E se si, in quale misura?
Per fortuna la psicologia e le altre neuroscienze hanno dimostrato negli ultimi decenni che perfino nella vita intrauterina, un bambino è in grado di apprendere e di riconoscere suoni, odori ed emozioni.
Eppure questo non è sufficiente: al bambino piccolo non viene ancora riconosciuto un talento fondamentale che lo accompagnerà per tutta la vita se coltivato in modo corretto, cioè l’amore per le storie, per la voce che racconta, per la voce che canta.
Lo chiamo talento perché è una peculiarità dell’essere umano quella di seguire la trama di una storia, sia essa raccontata, cantata o trasposta in musica. I neonati riconoscono una linea immaginaria nelle parole dei propri genitori, un filo tirato in un labirinto, ancora confuso e misterioso, che delicatamente li conduce da un punto verso un altro.
Il linguaggio, non dimentichiamolo mai, è come una strada da seguire che si modula e si disegna con la nostra voce trasmettendo emozioni e significati.

Per quale motivo il libro, anche se cartonato, non può contenere una storia?

Illustrazione di Isabelle Arsenault
Illustrazione di Isabelle Arsenault

Perché il libro cartonato deve trasformarsi in un giocattolo?
Il giocattolo ha delle funzioni importanti, ma non essenziali: giocare è fondamentale, ma il mezzo con cui un bambino sviluppa il gioco può essere anche invisibile. Il libro invece è insostituibile. La voce di una madre o di un padre che racconta una storia è intensa e bellissima e non vi è nulla al mondo di paragonabile all’esperienza che il bambino fa di quella voce.
Una storia può essere inventata o tramandata, ma per lo più trova la sua naturale dimora nel libro. In ogni caso al libro è approdata ad un certo punto del suo percorso. Il libro contiene le storie, la nostra memoria, la possibilità di intrecciare i saperi in un gioco di specchi che se ci affascinerà fin da piccoli, aprirà per sempre la nostra immaginazione.

Quando diamo in mano ai nostri bambini un libro cartonato stiamo offrendo loro una doppia possibilità: concedergli il gusto e il diritto ad una “lettura” privata, e preparare il terreno per l’incontro con una storia.
Non importa se la storia è breve e semplice: se sarà scritta con competenza e illustrata con altrettanta cura, allora saremo certi di fornire al bambino uno strumento degno del nome che porta.

Il libro-giocattolo

 

Illustrazione di Oliver jeffers
Illustrazione di Oliver jeffers

Il libro tattile, sonoro, con le finestrelle, di plastica per il bagnetto, di stoffa per la culla, se osserviamo bene, viene interpretato dal bambino come un giocattolo.

In effetti i clienti che scelgono questa tipologia di libri, anche per bambini sopra i due anni, sono quelli che esordiscono dicendoci che il loro bambino non sta attento, strappa i libri e non vuole ascoltare una storia. E allora qual è la soluzione più ovvia? Comprargli un bel libro cartonato con tanto di optional, non rendendosi conto in questo modo di alimentare un circolo vizioso.
Il libro-giocattolo non insegnerà a prestare attenzione alla storia perché offrirà al bambino una serie di stimoli poco coerenti con la trama: le manine toccheranno, solleveranno, schiacceranno bottoni, ma tutte queste funzioni appartengono alla sfera del giocattolo (se vi interessa, potete leggere l’articolo sul giocattolo educativo).

E’ vero che ogni bambino ha il diritto di scegliere il libro che più gli aggrada e che ci sono alcuni libri interattivi ben fatti, ma qui non stiamo parlando di corrispondenze tra un certo tipo di libro e un certo tipo di bambino (link a bambini tattili, pop up ecc). Qui stiamo parlando della differenza che passa tra un giocattolo e un libro e tra un libro bello e un libro senza qualità. Ed è vero che i libri tattili piacciono molto, specialmente ai bambini che hanno una irrefrenabile voglia di muoversi ed esplorare; forse ci sembrerà che con questi libri stiano più attenti alla storia, ma ne siamo così certi?

Qualcosa sta cambiando?

Difficilmente un libro cartonato contiene una storia, ma nell’ultimo periodo sono usciti dei libri cartonati interessanti, che stanno portando un’aria di freschezza alla mensola che, nella nostra libreria, è dedicata ai più piccoli.


Alcuni di essi sono ancora a metà via tra il libro e il giocattolo, ma almeno si sente che hanno alle spalle un pensiero.
Giochi di colori raffinati e pagine con i buchi che trovano un senso dentro la storia, spero siano un buon inizio per svincolarsi definitivamente da un cartonato senza capo né coda. Siamo ancora lontani dal mio ideale di libro cartonato, ma almeno i bambini possono tenere tra le mani un libro che si possa definire tale.
Non dimentichiamoci poi che un libro cartonato può essere affiancato, fin dai primi mesi, da un albo illustrato o da un libro senza illustrazioni perché il bambino piccolo nasce con un talento naturale per le storie.

Un piccolo inciso per i genitori di bambini vivaci…

Per prima cosa ricordiamoci sempre che ogni bambino ha le sue qualità e queste non germogliano tutte insieme. I bambini che hanno bisogno di esplorare, correre, saltare devono essere lasciati liberi di sperimentare il movimento.
Ma se è vero che ogni bambino nasce con un talento per le storie, allora perfino il bambino più irrequieto potrà essere educato alla voce narrante, l’importante è non smettere di credere in lui e non offrirgli libri-giocattolo che sono solo vuoti espedienti per aggirare la questione.

… e qualche consiglio per tutti.

  • Prediligete inizialmente il racconto a voce alla lettura di un libro: la vostra voce è il mezzo più potente che avete, un’arma di fascinazione, oltre che educativa, di cui la natura vi ha dotato, usatela. Non abbiate timore di non trovare le parole, raccontare e inventare le storie è un ottimo allenamento sia per la memoria sia per ampliare il vostro lessico e quello del vostro bambino.
  • Cantate o leggete filastrocche, meglio se in rima, ma anche piccole poesie. Il ritmo poetico è ciò che il vostro bambino troverà di più simile al suo ritmo vitale. Nella poesia riconoscerà una pulsazione, uno specchio del movimento. Sentendola e ripetendola imparerà a respirare e capirà il significato di pause e silenzi. Le parole tronche e le rime baciate lo esalteranno e lo porteranno a imparare presto canzoni e filastrocche a memoria, incoraggiando anche voi a non vedere vostro figlio solo come uno “scalmanato”.
  • Quando raccontate una storia fatelo nei momenti in cui il suo corpo è in una condizione di rilassamento. Avete mai provato mentre va in altalena? Il dondolio aumenta la sua capacità di attenzione.
  • Altro momento importantissimo è la sera prima di dormire. Non vi ascolta? Salta, si dimena e non ne vuole sapere di leggere un libro? Bene. Prima di tutto ricordiamoci che non vogliamo trasmettere l’amore per il libro in sé per sé, ma per le storie. Spesso quando ci accaniamo sul libro è perché ci prefiguriamo nostro figlio già a scuola e dipingiamo nella nostra mente un futuro catastrofico. Cancellate questo pensiero, c’è tempo per disperarsi. Ora volete solo aiutare la sua immaginazione a crescere. Quindi spegnete la luce: quando sarà quasi abbandonato al sonno, i muscoli rilassati e gli occhi chiusi, accendetevi una piccola lucciola e iniziate a leggere a mezza voce.
  • Non cercate di interpretare, la vostra voce andrà benissimo. Molti bambini si affezionano alla nenia con cui intonate le storie e alcune fiabe, anche da grandi, se le sentiranno nelle orecchie ancora raccontate così. Potete pure raccontare la storia senza leggerla, ma poiché sappiamo quanto si arrivi stanchi a questo momento della giornata, un buon libro può aiutarvi a trovare le parole giuste.

Vi starete chiedendo se vostro figlio vi sentirà. Si, vi sente; si lascia andare al sonno seguendo la vostra voce e questa voce, questa storia, prima o poi la verrà a cercare.

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