Prendere il volo
E che tutto questo ci venga restituito da un albo di divulgazione scientifica, io trovo sia straordinario; che accada, voglio dire, proprio attraverso un genere letterario che potremmo pensare scevro di poesia.
E che tutto questo ci venga restituito da un albo di divulgazione scientifica, io trovo sia straordinario; che accada, voglio dire, proprio attraverso un genere letterario che potremmo pensare scevro di poesia.
“C’era una volta in Persia” non è solo un albo di ottima fattura e perfettamente riuscito, ma ha il pregio di collocarsi, in un presente editoriale così povero di trame, tra le storie che si lasciano raccontare.
Il tempo si può cucire in una storia. Il tempo che per solito è un filo invisibile, diventa nelle mani di She Sun-Mi materia sottile e fragilissima. Occorre molta grazia per tenderlo tra una pagina e l’altra senza spezzarlo; ma se la mano è ferma e l’ago ben appuntito si assiste ad un miracolo: si può vedere in controluce il disegno di un ricamo perfetto.
Allora ecco che i cartonati di Topipittori, pur con ancora la loro connotazione fortemente enciclopedica, diventano un dono prezioso, una possibilità di rompere gli schemi, di avvicinare i bambini ad una lettura del mondo nuova attraverso pagine dai colori finalmente opachi e microtesti, cpmposti da “frasi minime” – come le definisce la stessa Giovanna Zoboli – “fatte di soggetti e predicati” da poter leggere e ripetere ancora e ancora e ancora.
Nadia Budde in questo libro che è una grafic novel, ci restituisce la sua memoria bambina con una tale intensità, originalità e spensieratezza che davvero poco importa che abbiate o meno vissuto nella Germania Est degli anni Settanta.
“Storie della notte”, edito da Topipittori, è un libro quasi tascabile (la forma perfetta per un breviario di formule magiche, gradevolissimo tra le mani e da sfogliare), un libro che ogni bambino potrà tenere tra le cose più preziose nel presepe del proprio comodino.
Una cornetta del telefono – di un vecchio telefono – immersa in un acquario.
Il museo della scienza invita ad ascoltare i pesci. Muto come un pesce, si dice. Eppure i pesci hanno un loro linguaggio, se li si ascolta, si mandano perfino messaggi d’amore.
Dunque sediamoci con in mano questo straordinario albo illustrato, a nostro avviso il migliore del 2017, e assaporiamo “la musica dolce delle parole” perché le parole in questo libro sono preziose e bellissime, godibilissime ad alta voce e dolci sul cuore.
Tenete in mano questo libro, dategli la possibilità di mettersi al lavoro, come direbbe Maria Josè Ferrada, fate sì che i suoi personaggi – in questo caso tende, tazze, quadri… – non restino inoperosi; fate germogliare le sue pagine come tante primavere, e vedrete che benché forse non sarete più in grado, come i bambini, di comprendere il linguaggio dei vasi da fiore o degli ombrelli.
Beatrice Alemagna ha messo a fuoco nei miei pensieri una riflessione più ampia intorno al tema del bambino nella natura, un argomento quanto mai attuale non solo nella letteratura, ma in tutti gli ambiti che riguardano l’infanzia: dalla pedagogia all’alimentazione, dall’arredamento al tempo libero, dai giocattoli all’igiene.