C’era una volta in Persia
“C’era una volta in Persia” non è solo un albo di ottima fattura e perfettamente riuscito, ma ha il pregio di collocarsi, in un presente editoriale così povero di trame, tra le storie che si lasciano raccontare.
“C’era una volta in Persia” non è solo un albo di ottima fattura e perfettamente riuscito, ma ha il pregio di collocarsi, in un presente editoriale così povero di trame, tra le storie che si lasciano raccontare.
Un romanzo capace letteralmente di stregare adulti e bambini lasciando a ciascuno il proprio attraversamento, così come vale per la più antica delle fiabe.
C’è in questa fiaba la stessa giocosa e sognante inquietudine del soldatino di stagno, dei sette in un bacello, della collana di perle, della teiera, dell’ago da rammendo, delle candele, insomma di quelle fiabe in cui Andersen dà voce alle minuterie delle stanze dei bambini, dei cassetti, delle ceste del cucito, quasi che gli oggetti – e solo essi – potessero raccontare del mistero e della bellezza peritura dell’infanzia, con il tempo limitato delle nursery, sospese, come le ore della notte, nello spazio di una casa.
Io narravo Hansel e Gretel quel giorno. Era novembre e faceva freddo. La luce della notte, alle cinque del pomeriggio, aveva già preso le vetrine, ma la fiamma del nostro focolare brillava viva e inquieta. Non mi sono accorta che Erica mi fotografava.
La capacità di arricchire contemporaneamente narratore e ascoltatore è una delle caratteristiche più importanti e straordinarie della fiaba, e si esplica con maggiore forza quando le parole si articolano nella nostra mente e poi sotto la nostra lingua senza l’ausilio del libro.
Essere bravi ha poca importanza quando si tratta di narrare, bravi lo possiamo diventare tutti a forza di raccontare; occorre solo abitare la fiaba, aver voglia di donare una storia, accoccolarsi in un qualsiasi focolare e dare voce al proprio cuore vibrante e a quello altrettanto pulsante della storia.
Attaccato, inceppato, confuso, bloccato, imbarazzato…
In effetti, se dopo aver letto la storia tutta d’un fiato (e non si potrebbe fare altrimenti) ci venisse chiesto di trovare una traduzione al vocabolo inglese Stuck ci accorgeremmo che i sinonimi appena elencati risulterebbero tutti adeguati.