SMON SMON di Sonja Danowski, Orecchio acerbo 2018.
Perturbante è tutto ciò che al contempo ci è familiare e sconosciuto.
Lo Smon Smon è un essere bizzarro. Già dalla copertina la sua fisionomia ci attrae in ragione di un’inquietudine sottile che non sappiamo definire (ed è proprio questa sensazione che chiamiamo perturbante). Il volto dello Smon Smon è quello di un bambino, ma il suo nasino nero e le sue guance rosate ricordano una maschera carnevalesca a metà via tra il muso di un animale e quella di un pierrot. In testa indossa un copricapo, quasi un turbante, che incornicia il volto. Il collo è rivestito da un tessuto plissettato e il gillet è decorato. Le mani paffute hanno solo quattro dita. Nella tavola di copertina lo Smon Smon è dentro ad un guscio che galleggia sull’acqua e gioca con quattro arance lanciandole in aria. Il paesaggio alle sue spalle è brullo, quasi lunare, intorno ci sono rocce appuntite avvolte da liane.
Nell’insieme l’aspetto dello Smon Smon è amichevole e mansueto. Eppure qualcosa respinge l’adulto: forse gli ricorda un essere venuto dallo spazio o perché quel viso malinconico richiama alla memoria alcuni personaggi di Georges Méliès o le bambole di Blade Runner, forse perché il paesaggio alle sue spalle ci fa andare con il pensiero ad alcuni quadri di Salvador Dalì o di Arnold Boklin...incandescenze profonde che ci parlano di un amore/repulsione per tutto ciò che è nascosto sotto la superficie, ma che pure emette pulsazioni vitali.
Ed è in questo gioco delle parti tra attrazione e repulsione che risiede tutto l’equilibrio della buona letteratura. Consapevoli di ciò dobbiamo sforzarci di superare il concetto di mi piace/non mi piace per girare la prima pagina e affrontare il bosco che ci attende per rivelarci i suoi tesori; perché i bambini, nei cui immaginari sono depositate minori analogie, sono inesorabilmente affascinati dagli Smon Smon. Per loro il perturbante e il bosco sono territori ancora vergini da affrontare senza remore: sanno che tra il suono delle parole e i dettagli delle illustrazioni sono nascosti codici segreti da raccogliere e ri-raccogliere, lettura dopo lettura, pagina dopo pagina.
Albi come lo “Smon Smon” sono scorte inesauribili di segni, di suggestioni, di suoni; pietre miliari di una bibliodiversità che diventa ricchezza, bacino di sguardi nuovi, custode di sentimenti. Quanti progetti sulla diversità si fanno oggi giorno? Progetti che con un evidente paradosso circoscrivono il concetto di diversità alla patologia, ad un’anomalia fisica o all’origine geografica e culturale di un individuo. La diversità tuttavia è ovunque, è radicata nelle peculiarità di ciascuno di noi, è insita in ogni quotidiano, in ogni espressione di sé. Allontanare un libro perché perturbante significa approdare ad un immaginario e quindi ad una letteratura stereotipata e sentimentalistica, rassicurante certo, ma dove la diversità (la bio diversità come la bibliodiversità) rimane dentro al recinto di ciò che l’adulto può o riesce ad accettare.
Ma quante storie restano fuori? Quanti libri, quanti boschi?
Con la loro lingua tutta in “on” (gli Smon Smon viaggiano sui ron ron e mangiano i ton ton e vivono in un won won) e il loro pianeta brullo e apparentemente inospitale, gli Smon Smon ci chiedono di osservare con attenzione ciò che abbiamo nascosto sotto il tappeto (che pure è dentro casa) e di cercare in quelle sensazioni taciute gemme preziose. Gli Smon Smon costituiscono un ottimo allenamento per superare le prime pulsioni scatenate dalla copertina di un albo, in assoluto la prima soglia che, ahinoi, decreta il successo o meno di un albo illustrato.
Quel primo superamento ci permetterà di immergerci in una storia per tentare di distinguere la buona letteratura dal proprio gusto personale. Qui però dovrete affrontare una doppia prova perché il perturbante nel libro di Sonja Danowski non si esplicita solo nelle illustrazioni, ma anche nel testo e più precisamente attraverso una lingua altra che risulta più estranea all’adulto che al bambino, ancora disposto e disponibile ad accettare alfabeti altri.
La cosa sorprendente è che gli adulti respingono libri simili perché dicono che i bambini non possono capirli o apprezzarli. Niente di meno vero. Il perturbante è insito nella buona letteratura per bambini e ragazzi da sempre: da Alice di Carrol a Il giardino segreto della Burnet, da Piero Porcospino di Hoffmann a Pezzettino di Lionni, ed esercita il suo fascino anche sui più piccoli che riconoscono nell’alternanza di luci e ombre, di noto ed ignoto, di familiare ed estraneo, le storie che sanno raccontare l’esistenza.
E di luci e di ombre sono fatte le tavole di Sonja Danowski che alternano toni caldi e freddi in un continuum di sfumature che destano stupore. Il paesaggio nella sua vastità è popolato da funghi enormi, da fiori straordinari, coralli e altre creature (dai Flon Flon, i grandi uccelli dal variegato piumaggio, ai Klon Klon piccoli esseri simili agli Smon Smon che vivono in grandi rocce trasportabili). Un mondo (o un pianeta?) da abitare più e più volte, fino a ricordare il testo a memoria, fino a quando il suono delle parole non svela altri misteri e diventa un nuovo possibile alfabeto per dare nomi al proprio personale habitat.
Per un bambino le stanze ospitano oggetti inanimati ma vivissimi; il parco ha alberi e fiori dalle forme meravigliose; le strade e le case brulicano di persone con lineamenti e voci uniche. Un albo come gli Smon Smon, senza appesantirlo di troppi significati, presenta una storia (perché la trama è ben in evidenza e chiara) che avvolge e che desidera solo essere addomesticata. E benché il perturbante non si addomestichi per antonomasia, la cantilena della voce così come vale per le fiabe, rende piano piano la storia familiare e radicata e per paradosso il perturbante più efficace. Ogni volta infatti che incontrerete le illustrazioni di Sonja Danowski e il suono delle sue parole sentirete qualcosa di non perfettamente consonante, un piccolo mistero nascosto da qualche parte, una domanda aperta, esattamente come quando attraversate per l’ennesima volta il bosco con Hansel e Gretel.
2 pensieri su “Smon Smon – Albo illustrato”
Gentile Alessia, che bella recensione, e finalmente comincio a capire perché il libro non ha ottenuto il riscontro che speravamo. Grazie davvero, il suo blog è illuminante.
Grazie a lei, cara Fausta. Un piacere averla tra i miei lettori.