La storia del Mocassino Sanguinoso vi interessa tanto?” mi chiese ad un tratto guardandomi fisso.“Ero venuto a trovarvi appunto per conoscerla, e giacchè non volete raccontarmela, me ne torno al villaggio e ridiscendo l’Arkansas.”“E se ve la raccontassi’”“Non vi lascerei così presto.”
Guido Altieri. Ernesto Bertolini.
Questi gli pseudonimi conosciuti di Emilio Salgari nato a Verona nel 1862 e morto a Torino nel 1911. Eppure nel 2014 grazie alle instancabili ricerche di Maurizio Sartor e ad un collezionista che ha voluto restare anonimo scopriamo che un certo Giulio Retaldi firma un racconto apparso nel 1901 su Letture Moderne Illustrate, un periodico dell’editore Biondo di Palermo. Tuttavia ne Lo stagno dei caimani la scrittura è senza dubbio quella di Emilio Salgari, e la storia pare l’antecedente letterario di uno dei racconti più belli dello scrittore, “Il mocassino insanguinato”, apparso sempre per la rivista di Biondo nel 1904.
Così Maurizio Sartor, dopo attente analisi, scopre che Giulio Retaldi è l’anagramma di Guido Altieri, insomma lo pseudonimo di uno pseudonimo!
Questo volumetto dal formato tanto gradevole è davvero un piccolo gioiello dove poter riassaporare la scrittura senza ombre, scorrevole e ricca di Emilio Salgari, dove rifarsi letteralmente “le orecchie” immergendosi in una prosa così piacevole da non sapere se sia la trama a portarci con sé o le avventure descritte vividamente pagina dopo pagina.
Le nove avventure qui narrate sapranno conquistare il lettore adulto, il ragazzo e il bambino; lette a voce alta le parole disegneranno intorno a voi immense praterie, le regioni inospitali dell’antartico, i vasti regni dell’Asia Centrale… Vi scoprirete a camminare su una mappa senza confini, guidati da una bussola infallibile: quella dell’inventiva di Emilio Salgari.
Non vi preoccupate se avete pensato che simili racconti siano una “roba da uomini”: qui si saggerà quanto saprete essere “ribelli” allo stereotipo che vede Salgari come uno scrittore “da maschi”, quanto oserete spingervi nel folto delle giungla in compagnia di una prosa che, per fortuna, non ha bisogno di essere appioppata ad un genere o ad un altro per essere apprezzata.