Il tempo si può cucire in una storia.
Il tempo che per solito è un filo invisibile, diventa nelle mani di She Sun-Mi materia sottile e fragilissima. Occorre molta grazia per tenderlo tra una pagina e l’altra senza spezzarlo; ma se la mano è ferma e l’ago ben appuntito si assiste ad un miracolo: si può vedere in controluce il disegno di un ricamo perfetto.
Le fate formiche sono un capolavoro. Un equilibrio raro tiene insieme in questo albo il presente e il passato. Il rosa cipria delle tavole sospende più del bianco che qui fa da cornice e da contrappunto ad un testo lievissimo dove è la misura a stupire. Poche parole che svelano senza tradire, ponderate al grammo per non disturbare l’incantesimo di una notte in cui un bambino incontra la sua mamma bambina.
Ogni parte di questo libro è un gioco raffinato dell’ago che cuce insieme un prima, un dopo e un adesso.
Il bambino ha la febbre e la madre veglia su di lui; ma è stanca e si addormenta. Sul pavimento il termometro elettrico ci racconta di “un qui ed un’ora”.
Nonostante i vestiti tradizionali coreani possano portare il lettore occidentale ad immaginare tempi lontani, la grazia di questa storia è nel presente, è adesso, questa notte, solo dall’altra parte del mondo; o qui, dove anche noi possiamo vestire l’infanzia di sogno, gentilezza e mistero.
Qui, dove ancora, direbbe James Matthew Barry, noi crediamo alle fate.
Leggi l’intera recensione qui: https://www.radicelabirinto.it/le-fate-formiche-albo-illustrato/