Mi stupisco ogni Natale di più, di quanto timore nasconda in un atto tanto semplice e splendente come quello di fare un regalo a qualcuno. I magi non si sono domandati se l’oro, l’olibano (ovvero l’incenso) e la mirra potessero dispiacere al bambino nato nella mangiatoia. Essi hanno portato ciò che di più prezioso possedevano per rendere omaggio al Re dei re. Per altro di questi doni il Vangelo di Matteo (l’unico tra gli evangelisti a raccontare dei Magi) non dice che utilizzo Maria e Giuseppe ne abbiano fatto in seguito, se li abbiano conservati, se li abbiano in parte scambiati per una stanza in una locanda lungo la via del ritorno o per una porzione abbondante di pane azzimo durante la fuga in Egitto.
Il dono splende nel momento in cui viene donato con cuore sincero. Questo è il messaggio anche di uno dei libri che, tra gli altri, preferisco mostrare ad ogni Natale, ovvero “Il dono dei Magi” di O. Henry.
Il racconto parla di due giovani innamorati molto poveri che decidono di vendere, all’insaputa l’una dell’altro, ciò che di più prezioso posseggono per poter comperare un dono speciale all’amato: lei vende i suoi lunghi capelli per acquistare una catenella d’oro per l’orologio da tasca di lui, e lui vende il suo prezioso orologio da tasca per comperare a lei un ricco fermaglio per i suoi lunghi capelli. Il giorno di Natale si ritroveranno a scartare due doni magnifici senza poterli utilizzare. Henry scrive:
“I Magi, come sapete, erano uomini saggi – uomini straordinariamente saggi – che portarono doni al bambino nella mangiatoia. Furono loro a inventare l’arte di fare i regali a Natale. Essendo saggi, non vi è alcun dubbio che i loro doni furono saggi (…).
E qui vi ho maldestramente raccontato la pacata cronaca di due ragazzi sprovveduti, che incautamente sacrificarono l’un per l’altro i più grandi tesori della loro casa.
Mi si conceda però un’ultima parola ai saggi dei nostri giorni: di tutti quelli che fanno e ricevono regali, sono loro i più saggi. Ovunque e sempre, sono loro i più saggi.
Sono loro i Magi.”(Da “Il dono dei Magi” traduzione a cura della casa editrice Orecchio acerbo)
Sia che siate stati lungimiranti, sia che abbiate fatto di tutto per non scontentare nei gusti il vostro lettore, solo la storia potrà decretare l’efficacia del vostro dono. Regalare un libro non è come regalare un maglione, potrebbe non essere mai a misura nemmeno quando pensiate che lo sia.
Cosa può dunque fare un Magio? Quando decide i regalare un libro deve seguire il suo cuore. I Magi del Vangelo seguirono la stella per trovare il bambino e sappiamo dai Vangeli apocrifi – e da quanto scrive Marco Polo nel suo Milione- che questi Re, probabilmente di origine iranica, erano edotti nelle scienze astrologiche. Seguire le stelle, ovvero i moti celesti, significa essere pienamente in contatto con la natura sensibile delle cose e del cielo; inoltre trovo che seguire la stella sia una bellissima immagine che ci restituisce di questi saggi astrologi, l’idea di uomini sapienti guidati sia dalla scienza (quindi dalla ragione) che dalla fede (cioè dal cuore).
Io penso che chi scelga un libro seguendo la propria sensibilità sia come un Magio; a chi sceglie un libro con il cuore non preme quante pagine avrà il libro o se conterrà o meno delle illustrazioni. Una storia bella è l’unica responsabilità che il Magio deve accollarsi. Una volta donato, il libro si assumerà le sue responsabilità. I bambini e i ragazzi amano essere stupiti e guidati, e in futuro saranno grati a chi, inaspettatamente ha posato nella loro vita un libro diverso, imprevisto, fuori dai soliti schemi.