Leggere è fare.
E’ forse una delle azioni che coinvolge più di ogni altra corpo e mente: quando leggiamo usiamo la voce che è un elemento fisico, vibrante e vivo, il corpo si tende all’ascolto, orecchie, occhi, persino le mani partecipano alle storie. Avete mai osservato un bambino che legge ad alta voce o ascolta una storia? Descrivereste mai il suo corpo come immobile?
Il buon libro per bambini è spesso legato a buoni contesti culturali: a famiglie di lettori e a scuole seguite da un coordinamento pedagogico qualificato. Non è detto che questi ambienti sappiano individuare il buon libro da quello meno buono, ma di certo sono contesti in cui il libro approda non solo con disinvoltura, ma anche con la volontà di fare bene.
“Il fare bene” è associato all’idea – non sempre consapevole – che un bambino lettore possa diventare più intelligente, capace, disponibile e più ricco ( di vocaboli e linguaggi ); e questo non tanto rispetto agli altri bambini, ma rispetto ad un ideale promosso dalla società contemporanea che veicola un’infanzia performante, sensibile e foriera di un futuro migliore.
Si diventa più capaci, sensibili e intelligenti leggendo? Probabilmente sì.
Chiaramente in veste di libraia vorrei specificare che i buoni libri e le buone storie sono decisamente più efficaci per far attecchire una visione del mondo e di sé veramente ricca, ma non è di questo che oggi mi preme parlare. Vorrei invece tener buono il fatto che indipendentemente dal libro, un bambino che legge ha molte probabilità di acquisire una consapevolezza di sé e del mondo piuttosto forte.
Allora oggi come libraia vi vorrei invitare a riflettere sulla parola “equilibrio”, ad osservare le vostre belle librerie, piene di storie e di possibilità, e poi di immaginare un’altra libreria dove al posto di ogni libro o albo ci siano piccole scatole con ore di gioco e di incontro che i vostri bambini hanno trascorso lontano dal vostro sguardo (in cortile, al parco giochi, in campeggio, in spiaggia…) e di lettura ad alta voce, insieme. Senza avere la paura che il libro possa non essere capito dal bambino che vi è affianco.
Le belle storie dei libri esistono, e lette insieme sono meravigliose. Frieda Hughes scrive nella prefazione:
“[…] C’è qualcosa di affettuoso e confortante nel pensiero che mia madre abbia scritto queste storie in un mondo dove la realtà poteva essere tanto diversa.
Mentre le poesie testimoniano il suo grande talento e le sue doti intellettuali, mentre il diario descrive la sua battaglia personale quotidiana, le sue speranze e le sue paure, queste tre storie mostrano un lato della sua personalità che desiderava un mondo semplice e felice, dove i problemi possono risolversi facilmente e dove ogni vicenda di conclude sempre con un lieto fine.”
In lettura condivisa dai 5 anni.
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