Il primo libro di Olivia uscì nel 2001 e ci fu subito chiaro dalla copertina che Ian Falconer voleva dare, ai suoi giovani lettori, un messaggio ben preciso: “Con Olivia non basterà fermarsi all’aspetto esteriore delle cose, dovrete usare gli occhi dell’immaginazione se vorrete vedere a fondo”, sembrava dirci dalle pagine il giovane illustratore. Lo abbiamo capito ancora meglio quando sfogliando il suo albo continuavamo ad imbatterci in una tricromia potente: bianco, rosso e nero.
Viene subito da chiedersi: quante cose si possono fare con solo tre colori?
In matematica c’è il codice binario, un linguaggio aritmetico che usando esclusivamente lo 0 e l’1 ci può raccontare tutto l’infinito mondo dei numeri.
Il computer parla in codice binario e sappiamo bene che le possibilità di un simile linguaggio diventano ogni giorno più ampie.
E se quando parlassimo avessimo solo pochi vocaboli come i bambini fino a un anno di vita? I neonati riescono a farsi capire con brevi lallazioni che pure sono sufficienti per comunicare alla mamma ciò di cui hanno bisogno.
Così succede nel mondo di Olivia, voi riuscireste a indovinare tutti i colori nonostante la sua realtà sia quasi esclusivamente in bianco e nero; ma ecco che l’occhio ci pare già più allenato perché ora notiamo che il bianco e il nero non sono così definiti, a volte sfumano in tutte le tonalità dei grigi e persino la pagina bianca acquista più o meno luminosità a seconda della disposizione degli elementi al suo interno.
E’ come un nuovo alfabeto da imparare e con il quale prendere dimestichezza un po’ alla volta, imparando a riconoscere le sottili inflessioni dei colori, modulando lo sguardo a seconda della prospettiva, lasciandoci guidare dalle sfumature.
E poi c’è il rosso che, come scrive Joannes Itten nel libro Arte del colore, cattura l’attenzione del nostro occhio tanto che poi saremo naturalmente condotti a ricercare altre zone di colore rosso. Da quel momento in poi ogni nuovo movimento dell’occhio dovrà essere accompagnato da un lieve sforzo di attenzione per cambiare direzione.
Rossi sono i vestitini di Olivia, rosso lo spazzolino, rosso il disegno appeso nella sua camera, il sugo alle polpette sulla pasta, le impronte di colore e le copertine dei suoi libri preferiti.
Rosso è il colore del cuore, delle cose golose e di quelle preziose, della rabbia e dei pasticci.
E Olivia di pasticci ne combina davvero tanti. Si potrebbe dire che il rosso sia decisamente il colore del suo carattere.
Una maialina come Peppa Pig è indubbiamente molto telegenica, nasce infatti per dei cortometraggi animati, ma è facile notare che negli albi illustrati a lei dedicati pare decisamente un “pesciolino fuor d’acqua”. Olivia al contrario è perfettamente a suo agio tra la carta, lo si può vedere dalla naturalezza con cui abita la pagina, dalle insolite prospettive che anima, invitando i vostri occhi a divertirsi scoprendo nuovi punti di vista. Ogni inquadratura ha un senso: se Olivia guarda un quadro al museo, voi vi sentite più partecipi se Falconer disegna la maialina a naso in su senza farvi vedere il dipinto; se Olivia legge il suo libro preferito insieme alla mamma vi sentite invitati anche voi dentro a quel momento se potete leggere del libro solo il titolo e se l’immagine vi suggerisce, con i toni del grigio, il calore delle coperte e l’intimità della stanza.
Ecco un illustratore serve a questo: a raccontarvi una storia e a trasmettervi emozioni attraverso le immagini. E secondo noi Ian Falconer in questo è un vero maestro.
Un albo illustrato come Olivia può guidare i vostri bambini alla scoperta della potenza del segno, del significato del colore e condurli verso l’orizzonte, sottile e definito da un tratto di china nera, dell’immaginazione.
Quante cose stanno sopra a quella linea, quante sotto? Quando usiamo un nuovo codice visivo cosa lasciamo dietro di noi e quanto invece ci portiamo del nostro bagaglio culturale per comprendere ciò che ancora non conosciamo?
Olivia in questo senso ci potrebbe, di primo acchito, non piacere e di fatto molti genitori, mentre gli racconto la storia sfogliando lentamente le pagine, si ritraggono quasi spaventati. I bambini dal canto loro si tuffano immediatamente nel bianco della pagina, tracciando con il dito la mappa di senso che il nero e il rosso stanno disegnando.
In tutto quel bianco ci si potrebbe perdere, eppure in uno spazio bianco ci si può permette di costruire quello che ancora non c’è, di usare la fantasia per colmare un vuoto che si riempirà di volta in volta di figure e storie differenti.
Credo che oggi i bambini sia affamati di vuoto, in cerca di spazi non ancora colmi e traboccanti di pensieri e immagini.
In questo senso nulla può essere più terapeutico di un libro dove la storia la si ascolti soltanto mentre le parole e il suono della voce fluttuano e si combinano per disegnare una scena nella nostra immaginazione. Basta una fiaba, o basta girare il libro e lasciare che il bambino fissi a lungo soltanto la copertina.
Con Olivia non si può fare, Olivia è un albo illustrato a tutti gli effetti: le parole non possono essere sciolte dalle immagini. E’ come una ricetta, senza tutti gli ingredienti la torta non lieviterà a dovere. Olivia però ci lascia lo spazio per pensare, ci invita a guardare anche ciò che sta sotto la superficie alla ricerca di ciò che non c’è e che possiamo di volta in volta aggiungere al suo testo sia scritto che figurativo.
Questo non significa che Olivia sia un albo incompleto, esso ci sembra, al contrario, armonico ed equilibrato come un ikebana giapponese dove può bastare una foglia per raccontarci una foresta. La sintesi è una delle operazioni più complesse con cui possiamo confrontarci, essa richiede attenzione, senso dell’ordine e pulizia di pensiero. Eliminare il superfluo per raggiungere l’essenza.
Provate a pensare a quanto deve aver studiato le sue tavole Ian Falconer per consegnarci con pochi elementi il senso della storia o il colore di un’emozione, usando per altro una scala cromatica limitata.
Per giocare con Ian Falconer gli adulti devono abbandonare lo stereotipo, viaggiare leggeri, mollare le zavorre di tutti gli alfabeti visivi che hanno incamerato fino a prima di sfogliare Olivia e seguire l’istinto dello sguardo. Il rosso vi guiderà, non temete, come un filo in un labirinto dove non ci sono siepi, ma stanze di silenzi.
Lo sguardo su Olivia rimbalza come un’eco, ritorna indietro meno denso, più sottile, riportandovi solo sillabe di immagini, cioè ciò che vi è davvero necessario per costruire nuove figure nello spazio bianco.
I vostri bambini giocheranno con maggior disinvoltura di voi e se vorranno tornare a casa con Olivia sotto il braccio non cercate di persuaderli a comprare un libro “più facile”: se lo hanno scelto è perché quel libro li ha colpiti, per loro non è né facile, né difficile, ma semplicemente necessario.
Quest post segue L’altra maialina #1: per leggerlo, clicca qui.
2 pensieri su “L’altra maialina #2”
Abbiamo conosciuto Olivia ( io e mia figlia Flavia) due anni fa grazie ad Agata, ex libraia della libreria Oompa Loompa, e da allora non esagero se dico che sono in assoluto i suoi libri preferiti. Ci manca solo “Olivia a Venezia” ma provvederemo sicuramente al suo acquisto! Colgo l’occasione Alessia per ringraziarti…i tuoi articoli sono sempre esaustivi ed “illuminanti”!