Ci incontriamo vicino al tavolo di pietra nella parte più romantica del giardino. Cara Geena, benvenuta.
C’è sempre un perché quando il giardino apre i suoi sentieri per farvi giungere in un posto particolare. Sul tavolo ci sono due tisane fumanti, il profumo è quello di rosa e di zenzero. Ci sono anche due paia di guanti di lana fatti a mano, oggi il giardino è generoso. Non ci sono sedie intorno al tavolo, forse sarà solo una breve sosta. Mentre beviamo a piccoli
sorsi la tisana bollente e il profumo di rosa si mescola a quello della neve (ho sempre pensato che l’aria delle giornate nevose avesse un che di liquirizia), vorrei chiederti, cara Geena, se c’è un luogo del giardino che ami in modo particolare o se esiste un giardino speciale nei ricordi della tua infanzia.
Oh Alessia, ma che bello qui! E che freddo, finalmente: io adoro il freddo. Sai che se penso alla mia infanzia non mi viene in mente nessun giardino in particolare, solo prati e pascoli? L’unico spazio coltivato e curato che avevo vicino casa era l’orticello di mio padre, un luogo davvero freak. Tutto era fatto con materiale di recupero perché non si poteva spendere molto: le piccole serre, i tutori per i pomodori, i divisori tra una coltivazione e l’altra, tutto proveniva da fonti differenti, quindi poteva capitare che un palo fosse un tubo idraulico e quello dopo un pezzo di cornice. Se poi pensi che l’orto era vicino alla chiesa, dove circa trecento anni prima si trovava il cimitero, e io e mia sorella scavando raccattavamo cocci di vecchi vasi tombali e li utilizzavamo per decorazioni varie sul terreno, puoi ben capire che luogo näif fosse. Qui è tutto molto più tranquillo.
Su questo morbido tappeto d’erba ben coltivata, spruzzato qua e là di neve, si disegna un nuovo sentiero fatto di lastre di pietra irregolari. La tisana è finita, i guanti si sono scaldati al contatto con la tazza… che dici, andiamo? Il sentiero si snoda attraverso le siepi di bosso, tra le graminacee e i roseti. C’è qualcosa di eccitante nel seguire un sentiero che non si conosce. Tu Geena non sei ancora un’illustratrice a tutti gli effetti, ma c’è qualcosa che ti sospinge in questa direzione o sbaglio? Lo avverto nella passione che nutri per gli albi illustrati. Cosa ti chiama in un libro dedicato ai bambini?
Per deformazione “semi-professionale” (da anni sono una lettrice volontaria in una bellissima biblioteca), la prima cosa che guardo in un bell’albo illustrato è se lo potrò mostrare a qualcuno. Il piacere che mi dà la lettura ad alta voce o anche solo lo sfogliare le pagine di un silent book rispettandone il ritmo perfetto non lo trovo in nessun’altra attività. Il disegno arriva dopo e forse è legato più che altro agli albi divulgativi, quelli che spiegano. Anche a me piace spiegare. Non sto mai zitta, insomma.
Il sentiero arriva davanti ad una magnifica serra. Gli infissi sono bianchi e la neve scivola lentamente lungo i vetri lasciando quella patina traslucida particolare che fa sembrare le superfici più trasparenti. La porta è aperta, entriamo. Un’aria umida che odora di terra ci avvolge, ed è come trovarsi in un piccolo mondo nel mondo, un rifugio sospeso tra le quattro stagioni, un angolo di un altrove senza coordinate né punti di riferimento. E’ la piccola serra di un giardiniere, ma molto ben tenuta. La serra è un immaginario portatile… Quale mondo nel mondo è racchiuso nei tuoi disegni quando appoggi la matita sul foglio?
Fin da piccola ho sempre avuto un’irrefrenabile curiosità verso gli insetti e ultimamente ne disegno davvero molti, come se non esistesse altro. Anzi, potrei dire che il disegnare insetti mi stia insegnando tutto il resto: forme interessanti, linee sinuose, palette azzardate, texture e pattern… tu non hai idea di quanta illustrazione ci sia in uno sfrontato cerambicide o in uno sfingide misterioso. Mi piacerebbe che tutti potessero vedere.
All’improvviso un volo di farfalle attraversa la luce intensa di questo luogo magico. Dov’erano nascoste? Rasentano i confini di questo microcosmo e poi tornano a sparire nel folto delle Kenzie. Forse era un omaggio per te, cara Geena, sappiamo quanto gli insetti ti affascinano. Ho visto le composizioni bellissime che hai realizzato per gioco in un pomeriggio d’estate: comuni conchiglie di riviera, sotto l’impulso della tua fantasia, sono diventate ali di falene e farfalle. Ho visto anche magnifiche collezioni di sassi, foglie, rametti… Cosa rappresenta per te l’ambiente naturale?
Alle volte sogno di rinascere albero. Altre di trasformarmi in un piccolo scolitide. Altre ancora di durare solo una stagione come una pratolina e godermi il tempo che ho come fosse una vita intera. Nel frattempo, finché non accadrà una di queste cose, io nell’ambiente naturale mi immergo, ci vivo, ascolto. Anche lui parla molto ed è un artista sopraffino, ma immagino lo sappiate già tutti.
I guanti di lana sbucano impertinenti dalle tasche delle nostre giacche appese agli attrezzi del giardiniere. Ora indossiamo un altro paio di guanti, quelli di tela rigida adatti ai lavori nell’orto. C’è una vasca di morbida terra, vasi di coccio e bulbi che attendono di essere messi a dimora. Mentre immergiamo le mani nelle zolle sciolte e friabili che emanano un odore pungente di vita e di promesse ben riposte, fuori inizia nuovamente a nevicare. Ci rimbocchiamo le maniche. Minuscoli granelli marroni si mescolano ai fili di lana dei nostri maglioni, i capelli si arruffano sulla fronte e sulle guance si disegnano piccole stradine di polvere. Ogni cosa fatta con passione richiede lavoro e dedizione. Tu Geena che posto dai alla buona fatica nella tua vita? Ti piace immergerti nei materiali o preferisci la tranquillità di un foglio bianco?
Ah ah! Io vivo in una casa nel bosco: le giornate sono scandite da lavori manuali. Adesso che arriva l’inverno ci sono la legna da spaccare, le foglie da rastrellare, riparazioni da fare. Però sai che ti dico? Molto spesso la tranquillità che c’è in queste azioni è pari a quella che si trova seduti davanti ad un foglio bianco. Anzi, forse alle volte il foglio bianco è più faticoso, sono faticose le matite, è faticoso un segno che proprio non vuol venir giusto. Mi piacciono entrambe le azioni, comunque: in entrambe avverto un certa urgenza e un’inevitabile necessità.
Più di dieci vasetti sono disposti ora in fila lungo il corridoio della serra: i bulbi di tulipani, amarillys, allium, giacinti hanno trovato asilo in un letto soffice. Le nostre mani si appoggiano ai fianchi, siamo soddisfatte. Ci spolveriamo i vestiti, indossiamo i cappotti e infiliamo le mani dentro ai guanti di lana per non disperdere il calore buono che le attraversa. Usciamo. Che meraviglia! La neve cade fitta e il nostro respiro caldo si mescola all’aria frizzante che subito ci imporpora le guance. Geena guarda! A pochi passi dalla serra c’è un enorme mucchio di terra da compostaggio che delle formiche hanno trasformato in un formicaio, lo si capisce subito dalla forma a cono e dalla copertura di aghi di pino. Non c’è anima viva, ma io sono certa che se accostiamo l’orecchio possiamo sentire la legna che scricchiola in un piccolissimo camino e fiabe da formiche. Vero?
Uuuh certo! Ti dico anche cosa stanno leggendo (sono anni che mi alleno nell’ascoltare i formicai): Toon Tellegen!
Ecco:Cara Alessia,
Alessia, Alessia.
Alessia, Alessia, Alessia, Alessia, Alessia.
Alessia,
Alessia, Alessia, Alessia, Alessia.Le formiche
Grazie Geena per essere stata con noi.
Grazie a te (i guanti te li rubo, ché mi piacciono)
Breve biografia
Sono un dottore forestale da sempre appassionata di disegno scientifico, insetti, alberi e graminacee.
Mi sono avvicinata al mondo dell’albo illustrato e dell’illustrazione quando, grazie a brevi trascorsi nel teatro amatoriale, ho iniziato ad occuparmi come volontaria delle letture ad alta voce nella biblioteca di Montebelluna (TV): bravissime bibliotecarie mi hanno messo tra le mani centinaia di capolavori dei maestri dell’illustrazione e di case editrici illuminate. Così, per curiosità e una promessa fatta ho frequentato corsi a Sarmede e alla scuola Artelier (Padova).
Ho troppi amici bravi illustratori per definirmi un’illustratrice, però mi piace spiegare disegnando e credo continuerò a farlo.