Il tunnel
di Anthony Browne, edito da Camelozampa.
Avevo già letto questo albo anni fa, in inglese, a casa di una cara amica. Lo avevo sfogliato con attenzione e di quella prima lettura conservo, come per molti albi di Anthony Browne una sensazione di perturbamento. Ho dedicato un intero corso online al perturbante e considero questo sentimento come uno dei segnali rivelatori della buona letteratura. E non vi è dubbio che Anthony Browne sia un maestro indiscusso della letteratura illustrata. Albi come “Nel bosco”, “Gorilla”, “Il maialibro”, “Ti cerco e ti trovo”, “Tutto cambia”…sono libri importanti. Un autore, Anthony Browne, molto studiato e amato, un autore che di solito segna lo spartiacque in molte librerie domestiche, tra un primo approccio sentimentale alla letteratura per l’infanzia e una scelta a scaffale più critica e consapevole.
A volte si approda ad Anthony Browne con un senso di inadeguatezza e di inquietudine che mette alla prova soprattutto i cuori più teneri attratti dalle morbide illustrazioni e dai testi lirici di tanti albi illustrati. E’ come se, ad un certo punto, al cospetto delle sue storie, ci si dicesse: “Ve bene: se non si può non riconoscere la grandezza di questo autore, cercherò di farmelo piacere.”
Ed è, a mio avviso, un esercizio di volontà necessario e importante nel percorso del lettore comune. Non tutta quella che si definisce buona letteratura passa infatto attraverso il nostro gusto personale: affinare lo sguardo e provarsi anche con testi o illustrazioni che inizialmente ci avevano respinto, è un gesto di grande umiltà che non finirà mai di ricompensarci.
E così, via a leggere recensioni su recensioni nella speranza che riescano a portarci per mano alla scoperta di tutte quelle foreste di significati che a volte sembrano sfuggirci di mano! Leggiamo e studiamo sperando prima o poi di illuminarci come sulla via di Damasco. E spesso davvero succede! Un autore che prima ritenevamo ostico e difficile, inizia a suscitare in noi un amore sconfinato e imperituro, forse proprio in virtù di quella fatica che ci ha invitato a fare per penetrare nelle trame e negli orditi dei suoi libri.
Quanti appassionati di letteratura per l’infanzia si sono scoperti fini lettori grazie ai libri di Anthony Brawne! E come tutte le personalità che hanno su di noi un’influenza straordinaria, abbiamo poi eletto questo autore a nostro indiscusso maestro.
Come darvi torto? Se penso a “Nel bosco” non posso che restare esterrefatta per la bellezza delle illustrazioni, la costruzione perfetta della trama, l’equilibrio sottile che tiene saldo il lettore, sull’orlo della metafora fiabesca, dall’inizio alla fine.
Nella recensione di “Ti cerco, ti trovo” (puoi leggerla cliccando a questo link https://www.radicelabirinto.it/ti-cerco-ti-trovo/) definii Anthony Brawne un equilibrista e credo che sia davvero così. Al pari di Leo Lionni, altro grande giocoliere dell’albo illustrato, Anthony Brawne nei suoi libri esplicita sempre il messaggio: che sia il rapporto difficile con un padre assente, la paura dell’abbandono, l’ansia di addormentarsi, il timore della morte o del cambiamento…questo autore mette tutto sul piatto, fin dall’inizio. Un’operazione azzardata se stiamo parlando di letteratura perché “un libro scritto per…” si allontana molto velocemente da ciò che riteniamo possa essere considerato buona letteratura. Tuttavia esistono le eccezioni e si verificano quando il messaggio diventa un quid narrativo carico di significati.
Un’operazione ardita e di difficilissima riuscita che rischia costantemente di travolgere non solo l’autore, ma anche il lettore che tenterà sempre, con tutte le sue forze, di restare ancorato a ciò che di più facile gli riesci di carpire in una storia. E di fatto il rischio, quando si parte da un messaggio tanto esplicito, si corre e non sempre viene superato. Ho visto diversi libri di Anthony Brawne diventare storie a tema nelle più svariate bibliografie e restare a galleggiare in superficie senza avere più la forza di trascinare il lettore negli abissi che i testi e le illustrazioni di questo autore sono grado di spalancare.
Di contro devo dire però che sono proprio i suoi libri più importanti, in virtù della loro inquietudine, ad essere felicemente esclusi da molte bibliografie a tema. Probabilmente sono avvertiti come troppo densi, troppo perturbanti, troppo complessi. E sono esattamente questi sentimenti che permettono al messaggio iniziale di mettere radici in un terreno fertile pronto a generare così un bosco di significati. Non riusciamo davvero, se siamo lettori sensibili, a restare aggrappati al messaggio più esplicito in un libro di Anthony Brawne: siamo inesorabilmente trascinati via da una corrente forte e costante che nasconde, ad ogni giro pagina, una stratificazione sempre più fitta di significati, che ci porta verso il finale con più domande che risposte.
E direi che quest’ultima affermazione basti a farci comprendere che nonostante Billy abbia paura del buio, e Poppy e Cy temano che il loro cagnolino sia morto o ad Hanna manchi il suo papà, nessuna trama di Brawne si accontenterà di dirci che tutto alla fine sarà perfetto, quindi risolto, finito e compiuto. C’è sempre un sospeso, un cerchio che non si chiude del tutto, una porta rimasta socchiusa a interrogarci. “Il libro per …” diventa una storia da leggere e rileggere senza la possibilità di riprendere per due volte di seguito lo stesso sentiero.
Un camuffamento potente quello del messaggio in Anthony Brawne, uno specchietto per le allodole, lo definirei, che nelle sue mani si frantuma fino a diventare una pasta manipolabile, fino a farlo diventare qualcosa d’altro sui cui pure il lettore è invitato a mettere pensiero ed esperienza.
Credo che in questo senso “Il Tunnel” sia uno degli albi di Anthony Brawne più difficile da manipolare. La cosa ha ovviamente il suo fascino, non lo posso nascondere. E’ come se qualcosa, in questo albo, non fosse stato detto, e questa sensazione resta a lungo dentro al lettore. Io per prima ho creduto, per quasi due giorni, di non riuscire a trovare la chiave di lettura, che, devo ammettere, è nascosta davvero bene e con grande sapienza.
Avevo perfino iniziato a scrivere questa recensione pronta a confessarvi di non essere stata in grado di trovare l’arcano nascosto. E poi invece, penso di essere stata salvata dal genius loci presente in ogni libro-bosco, e che si rivela un po’ alla volta se gli si dimostra devozione e rispetto, porgendogli in dono, con grande umiltà, i propri “non lo so”. Vedete? Questo accidentato percorso, fatto di fatica e domande, non smette mai di essere percorso, anche quando ci si può definire “lettori esperti”.
Quando dico che “Il tunnel” non si chiude non mi riferisco al fatto che non ci sia un finale. Il finale, come in tutti i libri di Brawne c’è, ed è pure pacificatore: un fratello e una sorella che non andavano d’accordo trovano una loro complicità. Brawne è un grande sostenitore dei lieti fine. Eppure a differenza di “Nel bosco”, “Tutto cambia” o “Gorilla”…questo finale non ci convince appieno. Perché Rose e Jack che non si sopportavano e ora si sorridono?
C’è stato “Il tunnel” certo. Il viaggio nel mondo di sotto produce sempre cambiamenti, lo sa bene Alice, ma anche Mary Lennox del Giardino Segreto, lo sa Bastiano Baldassare Bucci della Storia Infinita e Dorothy… ma sono certa che tanti altri bambini, forse ciascuno di noi, potrebbe testimoniare che dalla pancia del lupo di esce più forti e sicuri. Ma qui, in questo albo di Anthony Brawne non basta. Qualcosa continua a non tornare.
Ci sono, come sempre, molti rimandi fiabeschi nei libri di Brawne, e sono questi indizi a essere rivelatori, anche se alcuni, in questo albo in particolare, potrebbero risultare addirittura fuorvianti, o possono indurvi a pensare che “Il tunnel” sia la ripetizione di molte altre storie di Brawne. Il cappottino rosso lo indossava anche il bambino protagonista dell’albo “Nel bosco”; la foresta, oltre il tunnel, pullulante di oggetti e animali ci è già familiare se abbiamo giocato a nascondino con Poppy e Cy nell’albo “Ti cerco, ti trovo”. Sappiamo infatti che negli alberi e tra gli alberi, si nascondono volti, lupi, giganti, oggetti e briganti. La stanza di Rose è poi piena zeppa di rimandi: c’è la casa di Hansel e Gretel illustrata da Kay Nielsen, il cappottino di Cappuccetto appeso all’armadio, il libro di fiabe aperto sul letto (che fiaba rappresenta?), il quadro che riproduce la famosa scena del lupo illustrata da Walter Crane. Per non parlare poi di alcune anticipazioni di quello che accadrà: come le scarpe lasciate vicino alle coperte che paiono appartenere a qualcuno che tenta di infilarsi sotto il letto, ovvero in un altro mondo di sotto da sempre inquietante per tutti i bambini.
Ma cos’è che continua a sfuggirci?
Rose e Jack non vanno d’accordo, vivono in due mondi paralleli fatti di cose e divertimenti diversi. Il ritmo delle prime tavole sancisce questa separazione: prima lei, poi lui. Rose legge, Jack gioca a calcio. Rose ha paura di tutto, Jack è impavido. Finché Jack, un pomeriggio in cui la mamma li caccia di casa stanca dei loro litigi, osa un po’ troppo e va dove non deve andare attraversando il tunnel. Rose lo sa che è pericoloso infrangere le regole e che il fratello corre un grave pericolo. Lei conosce bene il mondo dall’altra parte, è il mondo che vive dentro ai suoi libri; ma dall’altra parte del tunnel ogni cosa è vera e non puoi più far finta che sia solo una fiaba chiusa tra le pagine. Rose piange, eppure non può fare a meno di seguire il fratello perché desidera aiutarlo.
Rose sfuggendo a diversi pericoli salverà Jack rimasto pietrificato in un cerchio delle fate. Non sappiamo quanto tempo sia trascorso dacché Jack si è intrufolato nel tunnel, ma nel mondo di sotto spazio e tempo “battono fuori quadro”, come direbbe Amleto. La salvezza arriva con un abbraccio.
Viene da chiedersi cosa ci stia dicendo davvero questo libro, e, siccome non lo capiamo, tentiamo in tutti i modi di restare aggrappati al messaggio che, tuttavia, ci appare debolissimo: un libro per riscoprire l’amore fraterno? Non possiamo di certo accontentarci. Un libro sull’amore fraterno? Certo, ma allora dov’è la storia? In quest’ottica “Tutto cambia” è un albo molto più interessante perché in un qualche modo ci faceva attraversare in modo dirompente un trauma, quello dell’arrivo di un altro bambino tra le mura domestiche. Rose e Jack non litigheranno mai più? Non possiamo credere che Anthony Browne sia così ingenuo, giusto? Dov’è allora il quid narrativo? Non può essere nel mondo di sotto perché il mondo oltre il tunnel è l’attraversamento, il climax, l’altrove, e in quanto tale non può essere il cuore della storia stessa, bisogna tornare nel mondo si sopra per la rivelazione. Di cosa parla dunque questo libro? Qual è la storia? Molto ci è stato già detto mai non lo abbiamo probabilmente visto.
Il video con la mia chiave di lettura puoi trovarlo iscrivendoti al Radi Labi Club, gruppo privato Facebook.
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Un pensiero su “Il tunnel”
Che piacere leggerti Alessia! Tu sei la cara amica e la bravissima libraia che mi ha fatto conoscere questo autore, io la cara amica che te
lo ha fatto leggere in inglese