Alla voce “Libreria” nel nostro vecchio sito si leggeva:
[Radice-Labirinto vuole essere] un luogo nel quale stringere nuove amicizie (non solo letterarie), dove potersi dedicare il tempo per gustare libri belli o per ascoltare l’incanto di una voce che narra una fiaba; una libreria capace di diventare un centro culturale per la sua città e per i paesi vicini, in grado di intrecciare relazioni interessanti con il territorio e i suoi abitanti, grandi e piccini, riportando le storie la dove si erano dimenticate e ravvivando la fiamma dell’immaginazione là dove si era assopita.
Qualche giorno fa, mi è capitato di rileggere queste parole nella mail di una ragazza che mi chiedeva di incontrarmi per avere qualche consiglio su come aprire una libreria per bambini.
Anche se aggiorniamo il sito con regolarità, avendo cura che il nostro pensiero lì espresso sia sempre coerente con il percorso della libreria, leggere le mie parole nella mail di Marianna mi ha fatto un’impressione straniante, come quando ci si vede su uno schermo dopo essere stati ripresi a nostra insaputa.
Marianna e la sua amica Veronica sono venute a trovarmi sabato mattina e sono rimaste in libreria quasi due ore.
Nonostante fossi sola a gestire la vendita, siamo riuscite a ritagliarci una lunga conversazione e, grazie alla generosa affluenza dei lettori, Marianna e Veronica hanno potuto assistere ad una mattina in libreria: ad una mamma che chiedeva un libro per l’arrivo del fratellino è stata mostrata una bibliografia alternativa (di cui presto vi renderò partecipi), il nostro caro amico Roberto, che ha da poco chiuso il suo centro giochi, ci ha parlato della sua esperienza e della possibilità di intraprendere altre strade, due bambini di otto anni – lettori onnivori – bisognosi di nuove scintille hanno trovato pane per i loro denti, un adolescente esigente a cui nessun romanzo andava a genio ha messo a dura prova la nostra memoria narrativa, diverse conversazioni con genitori di bambini piccolissimi hanno permesso di mettere a fuoco alcuni temi che mi stanno a cuore, e infine Dones mi ha consegnato i suoi nuovi scritti da leggere e correggere.
Verso mezzogiorno, quando i nodi nei miei capelli davano un chiaro segnale della mia stanchezza, Marianna mi ha fatto un grande regalo: mi ha detto che ora le era chiaro cosa significasse essere, in soli 33mq, un luogo nel quale stringere nuove amicizie, dove potersi dedicare del tempo, dove poter ascoltare l’incanto di una voce che narra una fiaba.
Per lei a Radice-Labirinto l’incontro avviene nelle storie.
Può succedere che certe parole ci appartengano così profondamente da scivolare senza fatica sopra la pagina – come è successo a me quando scrissi i testi per il nostro sito – ma può anche succedere che con il tempo le parole diventino vuote, soprattutto se si smette di interrogarle. Ma nel pensiero di Marianna, quelle mie parole scritte quattro anni fa, hanno rilevato un cuore nuovo.
Come può Radice-Labirinto essere un centro culturale?
La riposta – sembra suggerirci Marianna – è che a Radice-Labirinto ci si incontra nelle storie e nelle parole, in quel dialogo piccino che si instaura tra un libraio e il bambino o tra il libraio e l’adulto che vuole regalare o far scoprire la bellezza di una storia.
Leggere è fare.
Marianna e Veronica vorrebbero creare un luogo per
“accrescere l’idea di cittadinanza attiva, di senso civico e critico, grazie alla cultura, alla lettura, al puntare sulle relazioni reali, stringendo legami e tessendo reti fin da bambini.”
Vorrebbero adoperarsi per organizzare laboratori e incontri frequenti con letture ad alta voce, e potrebbe anche essere che, costruendo con chiarezza la loro identità, lo scaffale dei libri diventi solo una parte del loro progetto.
Oggi, il non volersi chiamare libreria a tutti i costi, specie se non ci si sente sufficientemente ferrate in letteratura per l’infanzia, potrebbe essere rivoluzionario.
Creare uno spazio stimolante, ricco, con una poetica precisa, che possa contenere anche libri, ma che si occupi soprattutto di bambini, di genitori, di “accrescere una cittadinanza attiva”, come scrive Marianna, è possibile e forse necessario.
Nella stessa giornata in cui Veronica e Marianna sono venute a trovarmi, una ragazza molto gentile di nome Giulia è venuta a parlare con me per capire se poteva lavorare a Radice-Labirinto per il periodo natalizio. Ha esordito dicendo che a lei piacciono molto i bambini e che ama lavorare con loro. Aveva una bella preparazione letteraria e anni di lavoro nelle scuole. Come è accaduto per Marianna e Veronica, anche Giulia ha assistito, forse suo malgrado, ad un pomeriggio piuttosto frenetico in libreria; prima di salutarci Giulia mi ha detto che a Radice-Labirinto non basta amare i bambini, perché i bambini a radice-labirinto ci sono, ma restano poco, vengono in libreria per scegliere o farsi consigliare un libro; e oltre ai bambini, ci sono i genitori, i nonni, ci sono soprattutto i lettori.
Come si può non conoscere i libri?
A Giulia ho risposto che io non sono la stessa libraia che ha aperto Radice-Labirinto quattro anni fa, nel tempo sono maturata, cambiata, perché l’esperienza sul campo è fondamentale, ma che certamente diventa più significativa se la competenza di partenza è forte.
Un luogo per bambini che nasce come un’ottima ludoteca o un punto di incontro per famiglie può diventare una libreria, se la volontà delle persone che lo fondano è quella di formarsi, leggere, aggiornarsi, studiare. Ma definirsi libreria in partenza solo perché si vendono dei libri, per poi trovarsi impreparate sulla vendita o nei rapporti con le biblioteche, con le scuole ecc.…è molto rischioso.
Il pubblico ama la chiarezza e non si può pretendere di seminare bene se non sono i librai i primi a essere onesti con i propri lettori. Ho visto librerie costrette a scrivere sugli scaffali “i libri sono in vendita” perché il luogo era talmente ibrido da disorientare il cliente, e ho visto librerie fiorire perché aperte da grandi lettori e lettrici che fino al giorno prima facevano tutt’altro.
Di casi ce ne sono tantissimi e sono tutti diversi. In questo caso più del mio pensiero, mi preme difendere la libertà di ciascuno, la libertà di fare, nella propria vita, ciò che si vuole. Si può fare un corso di tre giorni e sentirsi un libraio, si può diventare madri e scoprire le gioie dell’albo illustrato, si può tentare, aprire, chiudere, tanto più per il fatto che il libro è anche un prodotto commerciale, anche se tra i più insidiosi. Si può fare tutto, ovviamente nel rispetto di se stessi e degli altri.
Di certo quando qualcuno mi chiede un parere su come aprire una libreria o quali sono le strategie da mettere in campo, io esprimo il mio pensiero con grande schiettezza e lucidità.
Per me le parole chiave oggi sono competenza, chiarezza e identità.
Non vi è nulla di male ad aprire una ludoteca con un bel reparto dedicato ai libri per bambini (più libri al mondo ci sono, meglio è – libri belli s’intende), ma una libreria è un’altra cosa. Io per prima quando penso al futuro di Radice-Labirinto, oltre ad immaginarmi un giardino, mi figuro una libreria per tutti, non solo per ragazzi, poiché, a volte, mi capita di percepire Radice-Labirinto come una libreria a metà.
Ma da oggi, a mettere buon vento nelle vele dei sogni ci sono le parole di Marianna e c’è la consapevolezza che incontrarsi nelle storie è davvero possibile.
Forse Radice-Labirinto non poteva che nascere e svilupparsi in un spazio tanto piccolo, ma se i lettori, come Marianna, sentono germogliare il seme di una storia entrando in libreria, allora possiamo sperare che la foresta radice-labirinto di Calvino abbia messo radici e che tanto può ancora succedere tra le pietre di una città.
Grazie Marianna.