Interrogandomi in questo periodo sul ruolo sociale del libraio, ho osservato la pagina su Facebook con sguardo nuovo, cercando di capire cosa passasse, a voi lettori, della nostra politica commerciale.
Dopo quattro natali passati in libreria, dopo molti libri consigliati, dopo molte formazioni e molti articoli scritti, vedo la realtà di Radice-Labirinto in modo diverso, prendendo atto di un nuovo stato delle cose, che se da un lato mi restituisce l’immagine di una realtà più disincantata, dall’altro sta certamente contribuendo a formare in me uno sguardo più maturo.
Così mentre mi chiedo fino a che punto un libraio possa incidere – o voler incidere – sulla cultura della società in cui si trova ad esercitare il proprio mestiere, mi vengono in mente solo due parole: la Siria brucia.
Mi sono domandata allora come ci saremmo dovuti comportare come libraia nella gestione di un esercizio commerciale nel periodo natalizio mentre Aleppo era (ed è) sotto le fiamme.
Osservando la pagina di Radice-Labirinto la risposta che mi sono data è stata: con coerenza.
Raramente ho intrecciato la pagina della libreria con i fatti della quotidianità, preservandone da un lato la natura prettamente commerciale e dall’altro costruendo una linea editoriale chiara e riconoscibile.
Eppure mentre Aleppo bruciava mi sono chiesta: può una libreria dare una voce – anche solo attraverso una pagina come quella di Facebook – ad una simile tragedia? Dovrebbe, anche solo di sfuggita, accennare a ciò che accade nel mondo, mescolando pensieri pesanti a post in cui si pubblicizza un libro o un giocattolo? Sarebbe opportuno? ( Sapendo poi che Aleppo è solo la punta infuocata di una montagna di miseria, di fame , di paesi terremotati, di ingiustizie e popoli in cammino).
Oggi la mia risposta sconfortante è: non lo so.
E non sapendo cosa rispondere a queste domande tanto difficili, mi sento di trattare la nostra pagina (e il sito) con la massima discrezione possibile.
Dietro a queste domande c’è poi un’altra grande domanda che in questo periodo mi viene a trovare più delle prime due: può davvero un libro cambiare le sorti del mondo, un bambino alla volta?
Spesso passiamo delle intere giornate nel cercare di proporre ad un cliente un libro complesso, ricco, bellissimo; ma la paura “di non scontentare”, di ” chissà se piace ai genitori”, di ” e se le maestre poi si lamentano”, di ” è un bambino che non legge”, “è troppo lungo”, “non ci sono figure” eccetera eccetera… dico, la paura di tutto questo, forse alla fine spegne un pò la speranza che un libro possa, se non cambiare il mondo, almeno allargare lo sguardo dell’uomo di domani.
Difficile fare il libraio quando (ed è qui a mio avviso il vero nodo del problema) l’adulto che deve scegliere un libro, genitore o insegnante che sia, non legge più di un libro all’anno per sé. E non parlo di un libro per bambini! Ma di un romanzo, di un saggio, di un racconto scritto da un adulto per un altro adulto. È davvero efficace oggi fare formazione, anche solo mentre consigli un libro, ad un adulto che non ha coltivato le storie? Ancora mi rispondo di sì, ma la Siria brucia nell’indifferenza.
Allora su questa pagina continuerò a mostrarvi con garbo ciò che abbiamo selezionato per la nostra libreria, nel caso voleste fare un dono che possa essere, se non una speranza, una possibilità.
Su quella pagina vi proporrò libri e giocattoli con la disinvolta che un esercizio commerciale ha nei confronti del mondo quando si tratta di sopravvivere. Perché ho bisogno che la libreria resti aperta, ho bisogno di cercare ancora un senso attraverso il mio mestiere e ho bisogno, per capire, di confrontarmi con voi.
Grazie.