Ci sono libri che parlano di estati e altri che diventano i libri dell’estate, quelli che rileggi ogni anno e che proteggi dal sole e la salsedine perché sono ormai fuori catalogo o semplicemente perché, per te, sono preziosi.
Il mago di Oz di L. Frank Baum con le meravigliose illustrazioni di Lisbeth Zwerger è per la nostra famiglia il libro della tenda, da leggere di volta in volta sotto agli eucalipti, o ai pini marittimi o ai ginepri.
Il racconto, letto ad alta voce nelle lunghe pause del mare, attrae inesorabilmente l’attenzione dei piccoli passanti di questo mondo provvisorio costruito sull’equilibrio instabile del vento e dell’ombra, tenuto insieme da tiranti, cerniere e picchetti.
La sera la voce si insinua nelle tende vicine, e vedi adulti che socchiudono gli occhi e i bambini che timidamente si avvicinano reggendo in mano piccole torce. Ciò che rende questa storia straordinariamente attraente è una trama sempre vivace, personaggi perfetti nella loro esatta solidità e quel gioco sottile tra ciò che si desidera ardentemente è già c’è, ma pare lo possa vedere solo il lettore: un cervello, un cuore, il coraggio e una casa.
“Ma mamma non vedi che lo spaventapasseri è il più intelligente?”; “Il leone è il più coraggioso di tutti…”; “Il boscaiolo di latta piange sempre! Secondo me ce l’ha un cuore”.
Io da parte mia, mentre leggo, mi sorprendo a pensare che l’unica casa possibile è quella dove sono gli affetti, e mi volto a guardare la nostra piccola tenda che senza troppe pretese contiene davvero tutto ciò che ci serve.
E se venisse un uragano? In queste notti dove il mare fa sentire le sue onde e culla il sonno che pronto viene a chiuderci gli occhi dopo una lunga giornata di luce, e una brezza ora forte ora leggera scuote la tenda, mi addormento con un pensiero bambino, di essere sollevata e portata via in un altrove del possibile.