Un’intervista a Marina Marcolin

Cara Marina,
siamo molto felici di ospitarti nel nostro giardino. Ci piacerebbe sederci qui, vicino al giardino acquatico, dove le ninfee come le libellule sembrano sospese sullo specchio del lago, per porti qualche domanda.
Ci pare ci sia una bella consonanza tra te e l’acqua. Ti piace questo luogo?

Grazie a voi per l’invito! Si, mi ricorda il lago vicino casa. Piccolo, selvatico, nascosto.

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Dopo l’intervista a Silvia Molinari, sarà ancora una volta un segno liquido e trasparente, come il tuo, a guidare la nostra immaginazione. I tuoi acquerelli sono così delicati da apparire quasi fragili, sembra che possano sparire dalla superficie del foglio al primo respiro o scomporsi in tanti minuscoli frammenti d’acqua.
Potresti dire che ci sia una corrispondenza tra l’acquerello e la tua personalità?

Non so se ci sia. Forse mi corrisponde il fatto che l’acquerello non sia mai completamente controllabile e che riservi comunque delle sorprese, anche se lo si conosce a fondo. C’è una frase di John Berger, tratta dal libro “Sul disegnare” che mi piace molto.
“La delicatezza non è necessariamente l’opposto della forza”.

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Quando osservo le tue tavole ho l’impressione di percepire i suoni della natura: in “Giordano del faro” è la risacca del mare, nel “Segreto del Signor L” è il fruscio d’ali delle farfalle, in “Lettere tra i lacci” è lo scivolare preciso e ritmico delle ciocche dei capelli intrecciati. Forse è la magia dell’acquerello che rende possibile l’ascolto di suoni sottilissimi; forse è la sua trasparenza che apre la porta all’invisibile, ma è certo che non tutti sanno donarci queste suggestioni. Cosa rappresenta per te la tecnica dell’acquerello?

E’ la tecnica che uso di più e che ho approfondito maggiormente nel corso degli anni,assieme al disegno. Si è rivelato, per me, come il modo più naturale di raccontare ciò che vedevo.

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Di contro in alcuni tuoi albi come “Viola non è rossa” o in “Lettere tra i lacci” il tuo acquerello acquista peso, prende volume, per donarci una sensazione di solitudine e di lontananza. A pensarci bene l’acqua stessa ha, in natura, diverse consistenze e non sempre ci comunica leggerezza e libertà. Come si dominano i diversi caratteri dell’acquerello? E’ questione di tecnica o tutto sta nel sentimento che l’artista riesce a tramettere ai pennelli?

La tecnica è un mezzo, non il fine ed il suo carattere si mescola con il nostro, sulla tavolozza. Se usassimo solo sentimento, lasceremmo da parte il “rigore” che ci permette di lavorare costantemente per ricercare, apprendere, migliorare e quindi avremmo poi pochissimi strumenti in mano per poter esprimere sulla carta ciò che vediamo e sentiamo.

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Mi piace pensare che ogni illustratore che varchi questo giardino si possa accomodare da qualche parte, scegliere un angolo tutto per sé e prendersi del tempo per dipingere ciò che più ama. Fuori dal nostro giardino è un tempo che tu Marina ti concedi? Rifletti spesso sul tuo lavoro e sulla tua poetica? E quale parte di un giardino ti corrisponde di più?

Il tempo per la ricerca personale è necessario come respirare: l’unico modo per crescere penso sia quello di sperimentare e, anche, di sbagliare liberamente. Questi momenti contribuiscono poi a creare una sorta di “mappa” entro la quale riconoscersi, riflettere e osservare, quasi da spettatore, quali siano i temi che piu’ ci affascinano e che sovente ritornano per dirci chi siamo.

Noi ti abbiamo fatto sedere vicino al lago, ma puoi girovagare dove preferisci, liberamente.

Ammetto di essere mutevole e a volte non posso fare a meno di sentirmi un’erbaccia… ma i fiori spontanei sono quelli che prediligo.

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Quando presti la voce della tua immaginazione per dipingere le scene di una storia che qualcun altro scrive, da dove attingi l’ispirazione? Dalla storia stessa, creando i legami (o dovremmo dire i lacci?) tra le parole e la tua fantasia, o dal tuo vissuto? E quanto, illustrando per per bambini, la tua infanzia è importante nel mischiare colori, luci e ombre?

In realtà si mescolano assieme il presente, il passato, la realtà che raccolgo nei taccuini, le sensazioni che provo leggendo la storia. Il filo che decido di usare e gli equilibri che cerco di avere con il testo sono la parte più interessante e più profonda della ricerca. Quando illustro per bambini non penso all’infanzia che ho vissuto, ma a ciò che mi ha lasciato nel modo di guardare il presente.

Cara Marina, grazie per essere stata qui con noi, e come ultima domanda vorrei chiederti se c’è un libro per l’infanzia che ti è particolarmente caro o che in qualche modo è stato importante per te.

Non è un libro per l’infanzia e l’ho letto la prima volta non molti anni fa, ma per diverse ragioni sono legata ad esso in modo molto forte: “Il libro dell’estate” di Tove Jansson.

Marina lascia il nostro giardino e mentre si allontana il sole ricama su di lei foglie di luce e di buio. Mentre scompare tra gli alberi ci pare lei stessa leggera e fragile come i suoi acquerelli.
Grazie per essere stata con noi in questo giardino.

Le illustrazioni di Marina Marcolin pubblicate in questo post sono tratte da “Poesie della notte, del giorno e di ogni cosa intorno” di Silvia Vecchini edito da Topipittori.

Biografia

mmMarina Marcolin è nata a Vicenza nel 1975.
Lavora come illustratrice professionista per case editrici italiane ed estere. I libri da lei illustrati sono stati pubblicati in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, Olanda, Grecia, Taiwan, Corea, Irlanda.
Le sue illustrazioni sono state esposte in diverse città ,tra cui : Vicenza, Pavia, Mantova, Milano, Verona, alla Mostra Internazionale “Bologna Children’s Book Fair”, all’Itabashi Art Museum e all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, all’Auditorium della Musica di Atene, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Museo Diocesano di Padova, alla Casa dei Carraresi a Treviso.
Ha ricevuto premi e riconoscimenti nei concorsi nazionali ed internazionali tra cui lo “State Award” quale miglior illustratrice straniera dal Ministero della Cultura in Grecia nel 2006, il Premio “Emanuele Luzzati” nel 2009.
Vive e lavora ad Arcugnano, tra un lago e il bosco.

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