Con questo libro mi piacerebbe invitare gli adulti a narrare, dove con “narrare” intendo raccontare una fiaba a memoria. Per narrare non occorre essere attori!
Per quanto riguarda il mio percorso personale di narratrice non ho mai trovato una vera consonanza tra una modalità più teatrale e il repertorio fiabesco che sento l’urgenza di tramandare. Il focolare è l’unica dimensione a cui aspiro quando narro, spogliando la mia voce di ogni enfasi per dare suono e colore alle parole della fiaba restando me stessa. Un’operazione di semplificazione che richiede costante vigilanza e cura, una narrazione che impone alla memoria di non fissarsi, ma che, al tempo stesso, esige parole limpide e precise. Narrare nel focolare è per me fonte di piacere e di gioia, guardare negli occhi chi mi ascolta e sentire che il solco narrativo si disegna vivo e vibrante tra me e i bambini, mi permette di instaurare con loro una relazione affettiva profonda. E questo non avviene solo con i più piccoli, seppure spesso molto più disponibili all’incanto, ma anche con gli adulti, a cui le fiabe non devono essere mai negate.
Questo canale affettivo ha bisogno di costanza per lasciare traccia di sé poiché, sempre, le fiabe provocano nell’ascoltatore attento formidabili incandescenze, fanno riaffiorare ricordi ed esperienze, nutrendo infinite associazioni interdisciplinari e moltissime domande interessanti.
E’ vero che narrare richiede allenamento: bisogna trovare le parole, articolare il pensiero, imparare a vedere prima di enunciare; ma queste capacità – che per alcuni sono innate – si possono senza dubbio coltivare, e risulteranno utili non solo nel raccontare una fiaba, ma in tutte le discipline, perché saper parlare significa incantare, guidare, spronare, incuriosire, tenere l’attenzione…e sappiamo bene quanto ci sia bisogno di incantamento!
Ecco che allora le storie sono davvero fondamentali, oggi più che mai, perché in pochissimi ormai narrano ai bambini e in pochissimi usano la parola per costruire saperi o ponti di meraviglia. Cosa ce ne facciamo di tutti questi libri concettuali, di tutti questi pseudo albi-manuali sull’amicizia, sulla diversità, sulla gentilezza, sulla interculturalità se poi abbiamo perso le storie? Le storie, le fiabe, i romanzi, i racconti ci parlano di tutto questo senza citare, ci aprono i mille sentieri nel bosco della vita e ci insegnano il valore della parole in tutte le loro sfumature. Le fiabe contenute in questo libro sono brevi, sorprendenti, memorabili.
Un adulto che impara a narrare avrà i suoi bambini in pugno (anche quando qualcuno non ha più tanta voglia di leggere), aprirà per loro le porte del mondo intero, conducendo i suoi alunni verso il prossimo, perché le storie e le fiabe sono vere, come diceva Calvino, e perché educare all’ascolto vuol dire educare all’accoglienza del proprio vissuto e di quello degli altri.