Molti adulti pensanso che per certi versi Pippi Calzelunghe sia un libro diseducativo; più volte ci siamo sentiti dire questo in libreria. E invece, cari genitori, i primi censori di Pippi sono proprio i bambini e questa è una cosa straordinaria.
Nella Pippi di Astrid Lindgren, Tom e Annika sono il contraltare della protagonista e diventano una sorta di coro greco per il lettore. Il coro greco nelle tragedie e nelle commedie era un elemento fondamentale: come un unico personaggio rappresentante la collettività, riassumeva e commentava la vicenda o tra sé e sé o interloquendo con l’attore. Rappresentando la cittadinanza, il coro indossava abiti quotidiani e maschere non troppo vistose, tranne nei casi in cui doveva rappresentare esseri mitologici o uomini appartenenti a popoli stranieri.
Così se Pippi è una bambina fuori dal comune, Tommy e Annika sono i bambini di tutti i giorni – sono i lettori – quelli che guardano Pippi e le dicono: sei sicura di volerti arrampicare sul tetto?
Con Pippi il “far finta di” per Tom e Annika diventa vero, ma sempre nel limite del reale. Se Pippi è l’incarnazione dell’infanzia più libera, più spensierata e felice che si possa immaginare, diventa allo stesso tempo, proprio in virtù della sua eccezionalità, una figura mitologica, quindi non imitabile. Pippi è una bambina che ha bisogno di essere tradotta al pubblico da un coro…di bambini.
Non c’è niente di più drammatico che credere che la letteratura sia diseducativa: la letteratura parla della vita ed è un privilegio farne esperienza attraverso le pagine di grandi autori. In questo modo noi possiamo prendere consapevolezza dei nostri pensieri, attraversare zone d’ombra sul filo leggero delle parole, maturare uno sguardo critico su noi stessi e sulla realtà.