Ritagliare, recidere, cogliere. Fragile, perituro, delicato. Ma anche: sempiterno, infanzia e sogno. Ecco le parole di questo libro, che è un albo, ma che è soprattutto una fiaba.
Un libro che noi a Radice-Labirinto abbiamo amato fin dal primo istante, vuoi perché si tratta di una fiaba, vuoi perché le illustrazioni sono veramente in accordo con la storia, vuoi perché qui si parla di un’infanzia che ci piacerebbe preservare… insomma, questo libro è tra i nostri preferiti.
Vi ritroviamo un Hans Christian Andersen giovane e una Daniela Iride Murgia sapiente.
C’è una comunione profonda in questo libro, qualcosa di impalpabile che pure esplode in tutta la sua magnificenza pagina dopo pagina: un’amicizia intellettuale tra autore e illustratrice, un’intesa che forse qualcuno definirebbe un’affinità elettiva.
Una fiaba che è a sua volta un credito pagato all’infanzia, con le sue storie fragili – come fiori recisi – le sue eternità, i suoi sogni, le sue figurine ritagliate nella carta che è un attimo strappare e rompere, ma che se ben conservate continuano, dal museo di Odense come dal libro di Daniele Iride Murgia, ad esercitare il loro fascino su tutti coloro che desiderano ancora vedere le fate e i fiori danzare al chiaro di luna.
Puoi leggere parole in più a riguardo a questa mia recensione https://www.radicelabirinto.it/i-fiori-della-piccola-ida-fiaba-illustrata/
Fiaba, questa, che cito nella conferenza sul Perturbante, la seconda di un progetto di cicli di conferenze per sviluppare e approfondire in modo nuovo alcuni argomenti centrali della letteratura per bambini e ragazzi.
Per saperne di più https://radicelabirinto.it/formazione/i-corsi-online-di-alessia/