Nei momenti di pausa sotto l’ombrellone può capitare che il nonno conceda ai nipoti di sfogliare la sua settimana enigmistica: dopo “trova le differenze” e “l’antologia del buon umore” arriva sempre il momento di “unisci i puntini”.
Un gioco elementare con una storia antica che trova nel cielo stellato il suo antesignano. E’ vero: non sono numerate le stelle, ma già da bambini si collegano gli astri più luminosi per dare vita a forme conosciute o inaspettate. Un po’ come guardare le nuvole, solo che con le costellazioni si può giocare unicamente di notte e le figure individuate si possono ritrovare anche la notte seguente e quella dopo ancora (sempre che si abbia buona memoria e spirito di osservazione!)
E così notte dopo notte, l’universo che ci sovrasta si disvela come un immenso foglio da disegno in cui le stelle fungono da guida alla nostra voglia di forme (pareidolia) e storie. Un gesto tanto semplice ha in realtà ha radici lontanissime: tanti prima di noi, sotto cieli meno inquinati, hanno alzato gli occhi per leggere nelle buie notti senza elettricità, un libro dalle infinite possibilità. Sara Gillingham ci restituisce questa ricchezza con semplicità e grazia, in un libro di divulgazione che già dalla copertina ci conquista per cura ed eleganza.
E poi se c’è una cosa che un libro sancisce in modo quasi indelebile è la memoria di una storia: così forse potremmo stupirci di aver dimenticato le vicende di Ganimede, di non sapere perché la Chioma di Berenice sia volata in cielo o perché il Corvo e il Cratere siano rappresentati vicini. Quante cose non sappiamo o abbiamo perduto nel corso dei secoli? Per fortuna il cielo è sempre lo stesso e i libri ci vengono in soccorso.