C’è sempre un momento che rende speciale un libro che amiamo.
Potrei stilare intere liste di questi momenti: l’attimo in cui il Signor Ramsay, in Gita al Faro, si allaccia gli stivaletti di cuoio; l’istante preciso in cui Jane Eyre guarda la brughiera e immagina se stessa come un uccello…
L’immagine dell’albo illustrato Gli uccelli nella quale un piccolo merlo e l’autista di un camion siedono seduti, in silenzio, uno accanto all’altro.
L’attimo è così importante che viene descritto in due diverse tavole illustrate, per di più centrali nel libro: nella prima i protagonisti sono visti da vicino, e noi siamo chiamati a condividere l’attesa e ciò che stanno vivendo. Nella seconda l’occhio dell’illustratrice, come farebbe la telecamera in un film, si allontana dalla scena chiedendoci di farci presenze discrete e di rispettare la sacralità del momento.
In quest’attimo si condensa tutto il mio credo pedagogico perché non vi è nulla di più straordinario che sedersi accanto ad un bambino e aspettare.
Aspettare che cambi il vento, che un pensiero triste sia passato, che il silenzio colmi un vuoto o che un amico ci comprenda.
Siamo genitori e maestri con una soluzione sempre in tasca, e se non la troviamo andiamo a cercarla in qualche manuale e se nemmeno lì ci sono risposte soddisfacenti, allora ci diamo da fare.
In preda ad un moto perpetuo, riconosciamo il valore di una cosa solo se in qualche modo abbiamo messo in atto una strategia, qualcosa che possa dimostrare la nostra buona volontà, la nostra intraprendenza, il nostro lavoro.
E poi ci capita di sfogliare Gli Uccelli.
Sempre più spesso mi capita di pensare a questo albo come ad un libro senza parole, non perché il testo non sia significativo, ma perché le illustrazioni sono talmente potenti da trascinare il lettore ancor prima delle parole.
Il testo d’altra parte ha un andamento poetica, parla dell’importanza delle piccole cose e ci dice che un singolo, piccolissimo dettaglio può cambiare il mondo.
E sono i particolari a dare ad ogni illustrazione un’anima. Che sia la flessione di un sopracciglio, la schiena che si inarca e una pancia che sporge, il becco rivolto verso il basso o il capino piegato a sinistra di un giovane merlo curioso… ogni linea è tracciata per darci la misura di un’emozione, l’espressione di un sentimento. E’ una qualità rara per un libro, riuscire a tradurre con tanta forza il suono di un pensiero.15,