Due bambini, un maschio e una femmina, due essere umani primigeni in un paradiso terrestre.
Lei si chiama Alia e lui Enea, ma sono certamente Adamo ed Eva, l’essenza di tutti i bambini del mondo, pieni di vita e di allegria, di gioia e di spensieratezza.
Giocano, scoprono e si scoprono. Due corpi felici e nudi in mezzo ad una natura materna e accogliente.
Toccando i loro corpi si fanno il solletico e… ridono! Che suono cristallino! Che meraviglia tintinnante! Ridere non è sorridere, ridere è come cantare.
La parola incanto ha la radice latina di canere, cantare. Quando cantiamo, qualcosa si libera dal profondo, lasciamo che la voce porti con sé emozioni, note stonate e guizzi di fantasia.
E un guizzo di fantasia è anche la risata.
La natura intorno a Alia e ad Enea ne resta incantata appunto: gli alberi, i fiori… tutto risuona delle risate dei due bambini.
La proposizione “in” del verbo incantare ci invita ad andare verso colui o colei che canta-ride, ci indica il luogo verso il quale dirigere i nostri… rami. Cosa succederà alla grande quercia?
Nell’ultima pagina il grande albero sul quale i bambini dormono e che tanto ricorda l’albero cosmico Yggdrasill della tradizione norrena, subirà una trasformazione straordinaria. A voi scoprire quale.