I FIGLI DEL RE di Sonya Hartnett, Rizzoli 2018.
Che Sonya Hartnett sia una grande scrittrice lo avevamo già appurato con “L’asinello d’argento“, “Ragazzi d’oro“, “Il bambino fantasma“, “Aria” e “Lo zoo di mezzanotte” (tutti romanzi pubblicati per Rizzoli.
Con “I figli del re” la sua penna si riconferma essere tra le migliori del panorama internazionale.
Raccontare il poco della quotidianità di tre bambini parlando del molto che concerne la vita, è un talento che solo alcuni romanzi riescono a tradurre.
All’occhio distratto dell’adulto impegnato potrà forse sembrare che i bambini passino il tempo solo giocando, ma all’adulto-sciamano è concesso cogliere, nello scorrere talvolta lento talvolta veloce delle ore dell’infanzia, frammenti di profonde verità.
Lo sciamano spesso porta un segno di riconoscimento, un talismano, e lo zio di Cecily e Jeremy, zio Peregrine, nel cui nome è già racchiuso il senso del viaggio, è zoppo. Ha avuto la polio da bambino e questo lo ha lasciato indietro sul cammino della vita. Indietro come il bambino – unico salvo – che nella fiaba del Pifferaio di Hamelin, esce dalla grotta per raccontare a tutti la verità. Peregrin Lookwood vive ai margini della società, a Heron Hall, nella sua nobile dimora dalle numerose stanze nella campagna inglese.
Cecily e Jeremy, di dodici e quattordici anni, accompagnati dalla madre si rifugiano a Heron Hall per sfuggire ai bombardamenti di Londra. Alla stazione scelgono, come si farebbe con un cucciolo in un cesto, May Bright, una bambina di dieci anni, allontanata da sua madre e dalla capitale, come tanti altri bambini, per sfuggire agli orrori della guerra. Cecily e Jeremy non conoscono la povertà, sono i primi figli di re che incontriamo. E dei figli del re hanno l’alterigia, la vanità e l’accondiscendenza.
Il primo punto messo a segno dall’autrice sta proprio nel far diventare protaginista del suo romanzo una figlia di re, ovvero la bambina più antipatica e vacua che la letteratura per ragazzi abbia saputo sfornare negli ultimi anni. Cecily non è la solita preadolescente annoiata dalla vita che negli young adult rende insopportabile la vita ad un’amica. Sonya Hartnett sfugge al clichè portandoci dentro ad un romanzo ambientato agli inizi della seconda guerra mondiale per mostrarci una bambina nuda, vestita solamente della sua incommensurabile fragilità. E la fragilità di Cecily, sta nella sua scarsa capacità di empatia, nella sua ostinata ignoranza, e nel suo immenso bisogno di essere vista.
Cecily è solo in apparenza spogliata dai panni della contemporaneità, e sebbene indossi, come vuole il romanzo storico, vestiti che ce la potrebbero rendere lontana ed estranea, non è questa l’impressione che resta nel lettore. Sonya Hartnett la colloca lontana nel tempo per portacerla più vicina allo sguardo che, colto di sorpresa, sa farsi più vigile e acuto. Sonya Hartnett non molla mai la presa su di lei e non lascia che il lettore possa consolarsi troppo a lungo con la prospettiva di una redenzione. Sonya Hartnett è una scrittrice senza paura che riesce a disegnare e definire come nessun’altra le ombre nel cuore dei bambini, perché sa che quelle ombre esistono e non si dissolveranno solo perché un romanzo tenta di gettare una luce sulle loro storie.
Eppure sono proprio quelle ombre a rendere Cecily un personaggio luminoso. E come spesso accade nei romanzi della Hartnett sono le figure che subito definiremmo più positive a portare il maggiore carico d’ombre. L’intreccio di superficie è affidato a Cecily – così antipatica da risultare irresistibile – tanto che il lettore inizia a desiderare di seguirla ovunque (ed è per questo che Sonya Hartnett mette sulle sue spalle il fardello della trama), mentre dall’altra parte stanno Peregrine e May, gli psicopompi, i veri traghettatori dei morti nel romanzo (ogni buon romanzo deve avere i suoi). Loro, essendo pieni di fantasmi, sono anche in grado di evocarli: Peregrine attraverso la storia del Duca, storia dal sapore shakespeariano che racconta di altri figli di re; e May attraverso il suo dolore, il dolore di una perdita mai esplicitamente rivelata.
L’ago della bilancia, il personaggio cardine del romanzo, è il quattordicenne Jeremy, smanioso di rendersi utile durante la guerra e di dimostrare di non essere più un bambino. Jeremy come Odisseo dovrà compiere il viaggio nel regno dei morti, incontrare la vita e la sofferenza: la prima nello scorerre potente del sangue eccitato dall’azione valorosa e imprudente e la seconda negli occhi di chi è rimasto intrappolato letteralemente sotto le macerie. Jeremy nel suo viaggio porterà con sè i Figli del re della storia di Peregrin, riannodando i fili di un romanzo che, pagina dopo pagina confonde le aspettative del lettore in un gioco di echi e sovrapposizioni continue. Chi sono dunque i figli del re a cui la Hartnett si riferisce nel titolo?
Cecily è la bambina prediletta di suo padre, un padre potente che, secondo la visione della figlia, potrebbe mettere fine al conflitto semplicemente svolgendo al meglio il proprio lavoro, ma che Jeremy scoprirà essere umano come tutti i Re della storia (in uno dei passaggi più belli di tutto il libro); Jeremy è il virgulto, il ragazzo coraggioso che sulle sue gambe arriverà a Londra per sfidare la morte e al quale la Hartnett affida la chiave di volta del suo romanzo; May è la bambina amata da Peregrine, il Re zoppo, l’Edipo nel regno dei morti, padrone del suo maniero ma senza eredi, la bambina padrona delle rovine di Snow Castel dove albergano presenze misteriose che solo lei sa richiamare alla luce; E infine ci sono Edward e Richard i figli di re nella triste storia del Duca che lo zio Peregrin racconta ai nipoti, imprigionati nella torre, forse uccisi, forse scomparsi nella notte.
Un romanzo davvero eccellente che non smetterà di interrogarvi, un romanzo senza grandi fuochi d’artificio, come è tipico di Sonya Hartnett, ma che sa sondare l’animo umano facendolo brillare nella magistrale orchestrazione della trama. Personaggi affascinanti e paesaggi indimenticabili.
2 pensieri su “I figli del re – Narrativa”
Recensione illuminata! Romanzi per ragazzi che diventano immediatamente quello che cercavo per un’adulta che non dimentica. Grazie
Cara Valentina, grazie per la sua attenta lettura.