La mia rivoluzione di Katherine Paterson, Mondadori – Alir, 2018.
Per tutti i lettori adulti che desiderano riappropriarsi del tempo di leggere perché in questo semplice gesto c’è il futuro delle nuove generazioni; un libro rubato dal comodino dei propri ragazzi.
Katherine Paterson, scrittrice per ragazzi pluripremiata e autrice del meraviglioso romanzo Un ponte per Tarabithia, racconta qui, con gli occhi di una ragazzina di nome Lora, la storia di come, nel 1961, lo stato di Cuba abbia sconfitto quasi del tutto l’analfabetizzazione basandosi su un’idea molto semplice: mandare brigate di studenti a fare da maestri ai Campesinos, ovvero ai lavoratori dei campi di tabacco, cotone e canna da zucchero e ai lavoratori delle fabbriche. La campagna ottenne un risultato incredibile: il 98% della popolazione imparò, nel giro di un anno, a leggere e a scrivere.
Per gli argomenti trattati, l’Associazione librerie indipendenti ragazzi (Alir) ha collaborato con Mondadori affinché il libro di Katherine Paterson fosse pubblicato in Italia.
Ai librai delle librerie indipendenti è sembrato molto importante poter consegnare ai ragazzi una storia che in modo chiaro e senza fanatismi dichiarasse quanta libertà risieda nel gesto di leggere. E se oggi menziono “la mia rivoluzione”nei cosigli di lettura, è perché ritengo che una riflessione su quanto leggere ci possa rendere liberi sia di vitale importanza.
E’ ormai tristemente noto che nel nostro paese c’è un analfabetismo di ritorno del 70% il che significa che 3 italiani su 5 non sanno più comprendere – e quindi interpretare – un testo.
Gli analfabeti funzionali sanno leggere e scrivere (hanno cioè acquisito gli strumenti di base della propria lingua madre), ma non sono in grado di capire un libretto di istruzioni o non sanno risalire a un numero di telefono contenuto in una pagina web se esso si trova in corrispondenza del link “Contattaci”. L’Italia ricopre una tra le posizioni peggiori nell’indagine Piaac: siamo penultimi in Europa per livello di competenze legate alla lingua (preceduta solo dalla Turchia) e quartultimi su scala mondiale rispetto ai 33 paesi analizzati dall’Ocse (con performance migliori solo di Cile e Indonesia). Molti italiani dunque non riescono a elaborarne e utilizzarne le informazioni.
Scrive Friedrich Huebler, massimo esperto di alfabetizzazione per l’Istituto di statistica dell’Unesco:
«Senza pratica, le capacità legate all’alfabetizzazione possono essere perse anno dopo anno».
Come a dire che analfabeti non si nasce ma si diventa.
E se è vero che l’Italia ha un tasso di alfabetizzazione che sfiora il 100 per cento, la percentuale di analfabeti funzionali è la più alta dell’Unione europea.
Quando si dice che quella di oggi non è più la civiltà della ragione, ma dell’emozione, si sta ancora parlando di analfabetismo.
Tullio De Mauro noto linguista italiano ed ex ministro della Pubblica Istruzione , affermava, già una decina di anni fa:
che più del 50% per cento degli italiani si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità, quindi, che non solo sfugge dalle articolazioni del discorso, ma che davanti a un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale) è capace di una comprensione appena basilare.
A questo proposito non possiamo negare che la campagna di alfabetizzazione cubana non nascesse con intenti politici molto forti, ma pur prendendo le distanze, come per altro fa la Paterson stessa, dalle ragioni e dalle azioni politiche di Fidel Castro (mandante della campagna di alfabetizzazione), non vi è dubbio che per maturare un pensiero politico e per esercitare il proprio ruolo di cittadini, occorre essere istruiti e continuare ad alimentare la propria immaginazione, la propria logica e la propria cultura attraverso la lettura e lo studio continui.
“La mia rivoluzione” è un libro quanto mai attuale che già dal titolo racconta quanto sia rivoluzionario istruirsi (e pensiamo che l’Italia è la penultima nazione Europea per numero di laureati e per i fondi destinati alla scuola). Ma da questa storia emerge un’altra importante considerazione: la cultura, cresce e germoglia dal basso, dall’humus fertile di chi ha voglia di imparare, di mettersi in gioco; dalla volontà e dalla determinazione delle nuove generazioni. E se il nostro governo ancora non si accorge di quanto sia fondamentale destinare soldi alla scuola, iniziamo noi la nostra piccola rivoluzione quotidiana, iniziando a leggere qualche pagina ogni giorno. I Campesinos sotto la guida di più di 250.000 studenti cubani si misero in gioco, studiando la sera dopo una lunga giornata di lavoro nei campi. Uomini, donne, e bambini si resero presto conto che saper leggere e scrivere non solo era un loro diritto, ma un dovere e un piacere.
Una delle lezioni più importanti nel romanzo di Katherine Paterson, implicita ma sempre percepibile nelle parole di Lora – è quanta umanità scaturisca dall’incontro di un maestro con il suo allievo. Sì perché la cultura e l’istruzione non sono mai percorsi solitari, e benché la lettura e lo studio ci richiedano uno sforzo personale, restano la più bella possibilità di incontro con gli altri. Katherin Paterson fa dire a Lora, questa frase esemplare – che non a caso è stata messa sulla quarta di copertina –
“io ho insegnato ai campesinos a leggere e a scrivere.
Loro mi hanno insegnato a essere una persona.”
Anche i libri sono occasioni di condivisione, modi per mescolare, in modo non superficiale, la nostra vita, i nostri pensieri e le nostre speranze con quelle di altre persone. Senza leggere siamo tutti più poveri e avremmo perduto l’occasione di vivere altre esistenze oltre alla nostra. Un libro come questo ne è la prova, non solo per la storia che ci fa attraversare, ma per la comunione profonda che avvertiamo con Lora, tanto da stupirci, alla fine, del fatto che sia un personaggio di fantasia.
Ma se Lora è un personaggio di fantasia non lo è la storia che racconta: una nota di Katherine Paterson, a fine romanzo, ci fa capire il percorso che ha portato questa autrice alla stesura del libro. Auguro agli adulti e ai ragazzi di ritrovare forza e speranza in questa storia e di continuare a rubarsi libri dai propri comodini, per molti anni a venire.