È questo un libro da donare ai ragazzi per vederli leggere ad occhi spalancati; un libro da sfilare in silenzio dalla loro libreria del cuore per ritrovare anche da adulti briciole della propria infanzia.
“Quando la tigre apre l’occhio azzurro sta dalla parte di quelli che cantano, e quando apre l’occhio nero sta della parte degli orchi.”
Leggenda Ellenica
Avevo undici anni quando mi fu regalato il libro di Alki Zei “La tigre in vetrina”. Il dono veniva dal mio padrino di battesimo, un uomo giovane e colto che sebbene non mi frequentasse con costanza, conosceva la bambina che ero: avventurosa e piena di immaginazione. Allora non lo sapevo, ma i miei undici anni sono stati la soglia sulla quale avrei abbandonato, come un abito fatto di sole, le spoglie della mia fanciullezza. E non sapevo che il romanzo di Alki Zei avrebbe fatto parte di quel passaggio diventando per me un libro fondamentale che continuo ad amare immensamente.
Melissa, la bambina protagonista del libro ha undici anni e anche lei abbandonerà la sua infanzia durante l’estate del 1936. .
Estate: il tempo in cui con maggiore vicinanza sperimentiamo cosa significhi essere bambini e il limite che ci separa dal mondo degli adulti: mistero e avventura, giochi e fantasie, tutto sta al di qua del confine luminoso sotto la porta socchiusa.
Estate: un’isola del mare Egeo. Due bambine, Melissa e Myrto, di undici e quattordici anni, e una famiglia piccolo borghese: un padre impiegato di banca, un nonno studioso “degli antichi”, una madre schiva e originale, una zia invadente e di incrollabile fede monarchica, una domestica, un cugino maggiore rivoluzionario e una tigre impagliata in una teca di vetro nel salotto della zia. Una tigre con un occhio nero e uno azzurro.
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